Audizione i commissione affari costituzionali e XI Commissione Lavoro Camera dei Deputati linee programmatiche in materia di pari opportunita’ ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunita’

1. Premessa

L’adozione di una strategia nazionale in materia di affermazione dei diritti, promozione del principio delle pari opportunità e prevenzione, contrasto, rimozione delle discriminazioni costituisce un ambito di primaria rilevanza e di sicura priorità del mio Ministero e del nostro Governo.

Occorre in tal senso dare una piena attuazione alle politiche nazionali e al contemporaneo rispetto degli obblighi internazionali ed europei, attraverso l’utilizzo efficiente di tutte le risorse disponibili per le politiche di pari opportunità.

Nello specifico, pur nel contesto di rigore finanziario e di risparmi di spesa di questa difficile fase di ciclo, tale strategia necessita di un adeguato presidio, atto a garantire che nei bilanci pubblici le risorse destinate alle politiche sociali in generale, e alle tematiche della parità in particolare, non siano completamente sacrificate dalle misure anti-crisi. Soprattutto, occorre grande responsabilità nel far sì che tali risorse trovino un valore aggiunto nella efficiente sinergia con l’ingente insieme di finanziamenti provenienti dal livello europeo.

L’attuale quadro normativo nazionale è stato progressivamente strutturato soprattutto in riferimento agli adempimenti internazionali assunti dall’Italia rispetto all’attuazione di direttive, convenzioni e raccomandazioni comunitarie ed internazionali. In questa cornice, che deve restare quella di riferimento, il nostro Paese e questo Governo devono e vogliono distinguersi con convinzione e con azioni selettive e concrete. Di queste vi dirò nel corso del mio intervento, trattando alcune delle aree prioritarie di programmazione attiva.

Non mi sarà possibile effettuare una disamina completa di tutte le aree di discriminazione e, di conseguenza, di tutti gli interventi effettuati e programmati: stiamo tuttora lavorando per individuare priorità, ma anche per mantenere la continuità con le migliori pratiche già intraprese.

In ogni modo, vi garantisco la mia disponibilità a tornare, in un’ottica di ascolto e non solo di “relazione”, in questa sede. Nel merito dei nostri programmi, vi ribadisco altresì che cercherò la migliore e massima continuità con le iniziative già avviate nel passato, riconoscendo il denominatore comune con i miei predecessori in una idea di società fondata sui diritti di genere, razza, religione, età, diversa abilità, orientamento sessuale: apprezzo e condivido il già affermato approccio di interpretazione unitaria e progettuale delle politiche che le diverse strutture che concorrono alla loro definizione hanno adottato. Vorrei quindi ringraziare in questa occasione il Dipartimento per le Pari Opportunità e gli Uffici della Consigliera Nazionale di Parità per il lavoro svolto e in corso. Osservo con soddisfazione il rapporto stretto con le attività condotte dai Ministri dell’Interno e della Giustizia, e dai loro Ministeri. E vedo la forte contiguità con il Ministero che rappresento, e che altresì ringrazio per i contributi in questa materia. Lavoro, politiche sociali e pari opportunità sono idealmente ma anche concretamente una filiera perfetta su cui inserire azioni trasversali e sinergiche. Per questo, manterrò attivamente il presidio e lavorerò personalmente all’interno di una delega, quella sulle pari opportunità, che ritengo non seconda agli altri due grandi capitoli del mio mandato.

2. Politiche di contrasto ai fenomeni di violenza sulle donne e sui bambini

L’affermazione dei diritti umani delle donne e l’eliminazione delle forme di violenza di cui sono vittime rientrano nelle azioni programmatiche del Governo italiano, che intendo continuare a perseguire. La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani grave e diffusa che tocca la vita di innumerevoli donne, il cui contrasto è una priorità e una necessaria premessa rispetto all’impostazione di politiche mirate all’uguaglianza. E’ ormai diffusa la consapevolezza che in Italia questo fenomeno nelle sue molteplici forme assume proporzioni molto rilevanti.

L’impegno del nostro Paese contro la violenza di genere, sia sessuale che domestica, sia fisica che attraverso forme di stalking, si fonda sulla consapevolezza che per affrontare il problema siano necessari interventi multidisciplinari a carattere trasversale, capaci di ottenere un impatto di lungo periodo e di valorizzare e mettere in rete tutte le competenze e le energie presenti sul territorio nazionale. A cominciare dalla “emersione” oggettiva del fenomeno, che intendiamo incentivare attraverso il supporto della specifica indagine statistica che promuoviamo insieme con l’Istat. Credo che la trasparenza e la pubblica evidenza di queste realtà siano il primo indispensabile tassello di una politica contro queste forme di abuso e di subcultura.

L’azione di contrasto alla violenza di genere ha trovato un momento di particolare enfasi nell’adozione, nel novembre 2010, del Piano nazionale contro la violenza di genere. Il Piano ha costituito uno strumento per elaborare e sviluppare da parte di tutti i soggetti coinvolti – sia pubblici che privati – azioni coordinate di prevenzione e contrasto alla violenza, nonché di protezione, tutela, inserimento e reinserimento delle vittime. In particolare, il Piano ha inteso assicurare un livello di informazione adeguato, diffuso ed efficace, garantire il sostegno ai centri antiviolenza – dei quali abbiamo idea di istituire uno specifico Registro – e alle altre strutture pubbliche e private, favorire lo sviluppo di tutte le professionalità che entrano in contatto con le vittime, potenziare le forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, garantire l’acquisizione periodica e strutturata di dati. Ai centri antiviolenza è stata fino ad ora dedicata una parte consistente delle risorse del Piano, attraverso l’Avviso pubblico che ha previsto 4 milioni di euro per la creazione di nuovi centri e 6 milioni per il sostegno ai centri esistenti.

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