Indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del sistema industriale e manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell’economia internazionale.

CAMERA DEI DEPUTATI – XVI LEGISLATURA

Commissione X

19.

Mercoledì 18 maggio 2011

DOCUMENTO CONCLUSIVO

PREMESSA

Oggetto e finalità dell’indagine

L’indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del sistema industriale e manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell’economia internazionale è stata deliberata dalla X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati il 25 febbraio 2009 e ha preso l’avvio il 1o aprile dello stesso anno.

Si ricorda che la X Commissione Attività produttive della Camera, nel corso della XIV legislatura, ha svolto un’indagine conoscitiva sul sistema industriale italiano e sulle relative tendenze evolutive e politiche di rilancio. Tale indagine conoscitiva, deliberata il 4 giugno 2003, è stata conclusa con l’approvazione del documento conclusivo l’11 febbraio 2004.
Da allora sono trascorsi più di sei anni e lo scenario problematico che allora emergeva (determinato da repentini cambiamenti introdotti nell’economia dalla globalizzazione, dall’emergere delle economie del Far East e dell’India, dall’apprezzamento dell’euro sul dollaro, dalla rapida diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione) è sfociato in una fase di crisi dell’economia internazionale causata dal brusco precipitare dei mercati finanziari, con le conseguenti ricadute sul clima di fiducia e sui comportamenti di spesa e di investimento delle famiglie e delle imprese. Tale fase di crisi dell’economia internazionale è iniziata nella seconda metà del 2008 e tuttora persiste nonostante sia stata evitata la catastrofe con politiche di spesa e monetarie espansive. A fronte delle rilevanti contrazioni del prodotto mondiale nel 2009, per il 2010 – come evidenziato dal Governatore della Banca d’Italia nelle «Considerazioni finali» del 31 maggio 2010 – le maggiori istituzioni internazionali prevedono una crescita del prodotto mondiale di oltre il 4 per cento. Si tratta però di una media fra tassi molto diversi: alti nelle economie emergenti, in primo luogo in Cina; significativi negli Stati Uniti e in Giappone; deboli in Europa, dove il livello del prodotto resta ancora ampiamente inferiore a quello pre-crisi. Anche per le politiche espansive adottate per contrastare la crisi ed evitare una pesante recessione, di recente si sono manifestate, soprattutto nell’area Euro e per altri Paesi comunitari, criticità legate agli eccessivi disavanzi e debiti pubblici che hanno messo in allarme i mercati finanziari internazionali riguardo alla sostenibilità dei debiti pubblici. I mercati hanno manifestato riluttanza ad assorbire i titoli di Stati con notevoli disavanzi o alti livelli di debito pubblico – si pensi alla Grecia – per cui per evitare una bancarotta di tali Stati con effetti sistemici a livello internazionale e in particolare per l’area Euro, l’Unione europea ha adottato delle misure «solidaristiche» di salvataggio della Grecia con prestiti ingenti da parte degli altri Paesi dell’area Euro.

Alla luce della crisi internazionale e delle dinamiche dell’economia globale, scopo principale dell’indagine conoscitiva è stato quello di analizzare il tema della situazione e delle prospettive del sistema produttivo italiano nel suo complesso e dei rischi di indebolimento del comparto industriale del Paese.

La struttura produttiva italiana si caratterizza ancora per la presenza di pochi gruppi industriali di grandi dimensioni – la cui dimensione peraltro è mediamente inferiore a quella dei loro competitori esteri – e per una prevalenza di imprese di piccole dimensioni accompagnata da un accentuato localismo produttivo.

Dall’ultima indagine dell’ISTAT sul tema, con dati aggiornati al 2007, emerge che nel medesimo anno la struttura produttiva italiana rimane caratterizzata da una larga presenza di microimprese (con meno di dieci addetti), rappresentative del 94,8 per cento delle imprese, del 47,4 per cento degli addetti e del 32,5 per cento del valore aggiunto. In questo segmento dimensionale di imprese quasi due terzi dell’occupazione è costituita da lavoro indipendente. Le grandi imprese (con almeno 250 addetti) ammontano a 3.418 unità, che pesano per il 18,5 per cento degli addetti e per il 28,3 per cento del valore aggiunto complessivi. La dimensione media delle imprese permane particolarmente bassa (3,9 addetti per impresa), seppure in crescita negli ultimi anni.

La rilevanza delle piccole imprese nella struttura industriale italiana emerge anche dal confronto con gli altri paesi europei. Nel confronto europeo le imprese italiane risultano mediamente di dimensioni minori e più orientate alle attività manifatturiere maggiormente specializzate (cosiddetti comparti del made in Italy a bassa tecnologia: cuoio e calzature, tessile e abbigliamento, cicli e motocicli, piastrelle e materiali per l’edilizia, mobili, fabbricazione di macchine). Alla modesta dimensione d’impresa concorre anche la forte incidenza del lavoro indipendente (un occupato su tre in Italia, uno su venti in Francia).

Il tessuto delle piccole e medie imprese rappresenta una realtà peculiare e consolidata: un fattore fondamentale di dinamismo e di crescita per l’economia nazionale. Si avverte tuttavia da parte dei protagonisti del sistema l’assenza di una grande impresa capace di agire in termini di innovazione strategica o di trasferimento di innovazione ai sistemi imprenditoriali di dimensioni minori, svolgendo in tal modo un ruolo trainante e propulsivo. Peraltro, negli ultimi anni il processo di globalizzazione ha prodotto una ristrutturazione del sistema produttivo e in particolare dell’industria manifatturiera, caratterizzati da una persistente prevalenza delle piccole imprese, dalla riduzione delle grandi e da una significativa crescita di imprese di media dimensione leader di distretto, che rappresentano la novità più rilevante che i distretti hanno prodotto reagendo alla crescente competizione internazionale.

La grave crisi internazionale rischia di amplificare i problemi del sistema economico italiano connessi alla scarsa attitudine a compiere investimenti nell’attività di ricerca e sviluppo, che si spiega con le peculiari caratteristiche settoriali (limitata presenza nei settori delle tecnologie avanzate e dei materiali innovativi) e soprattutto dimensionali delle imprese italiane. Le grandi imprese sono il principale motore della ricerca in tutti i paesi avanzati, mentre i problemi della piccola e media impresa sono legati in maniera evidente ad una forte carenza di investimenti in ricerca e sviluppo in grado di alimentare quella nuova industria (tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ricerca medica ecc.) che, in tutti i paesi sviluppati, si dimostra la carta vincente nella competizione internazionale. Va altresì considerato che il nostro Paese appare in ritardo per quanto riguarda l’entità delle risorse pubbliche destinate al sostegno della ricerca e sviluppo e dell’innovazione, ciò che si ripercuote negativamente sulla capacità competitiva del nostro sistema produttivo. A ciò si aggiunge il ritardo dell’Italia nello sviluppo di un nuovo sistema energetico capace di valorizzare appieno tutte le fonti e le tecnologie potenzialmente disponibili, dal risparmio alle fonti rinnovabili, dalla produzione di energia nucleare allo sfruttamento delle risorse naturali presenti sul territorio nazionale, in presenza di uno stock inadeguato di risorse pubbliche spendibili per tale finalità e di un sistema bloccato da vincoli normativi e regolamentari e da una frammentazione eccessiva delle competenze.

Nell’esaminare la situazione e le prospettive del sistema industriale del nostro Paese va inoltre considerato che, da sempre, l’Italia si è caratterizzata per notevoli differenze nel grado di sviluppo economico e in particolare industriale delle diverse regioni. Il divario di sviluppo tra Nord e Sud nell’ultimo quinquennio non sembra essersi sostanzialmente ridotto e la crisi economica in atto, se non affrontata con politiche adeguate, rischia di aggravare tale situazione poiché potrebbero risentirne maggiormente proprio le regioni più deboli.

In uno scenario di persistente crisi soprattutto per l’economia dell’Unione europea, per la quale si prevede che il livello del prodotto nel 2010 resti ancora di molto inferiore al livello pre-crisi, l’intento è stato quello di comprendere se e come il sistema produttivo italiano possa reagire alla crisi trasformandola in una nuova occasione di sviluppo, con una ripresa della capacità competitiva del sistema nel suo complesso e più in particolare dei diversi settori manifatturieri nazionali, facendo leva sui pregi e le qualità peculiari del proprio modello di sviluppo caratterizzato da un’accentuata presenza di piccole e medie imprese e cercando di correggere e ridimensionare i punti deboli del medesimo modello tra cui la limitata presenza nei settori delle nuove tecnologie o a forte intensità di capitale.

Partendo dall’analisi della crisi, dalle debolezze strutturali, dai vincoli e dai possibili punti di forza del sistema industriale e manifatturiero italiano, l’intento della Commissione è stato quello di approfondire in particolare: il livello di sviluppo acquisito dall’Italia nel campo della ricerca e delle tecnologie innovative (ICT, biotecnologie, nanotecnologie, ecc.); le sperimentazioni industriali avviate nei settori hi-tech e le condizioni per il loro sviluppo; il livello di sviluppo del settore dell’export e le condizioni necessarie per il suo rafforzamento; se e in quali tempi si possa prevedere una ripresa della capacità competitiva dei diversi settori manifatturieri nazionali, del sistema nel suo complesso, dei distretti e delle filiere produttive; lo sviluppo delle reti di impresa entro e al di là dei distretti; lo stato dei rapporti intercorrenti tra sistema industriale e sistema del credito; se e come la crisi possa essere trasformata in una nuova occasione di sviluppo e come, all’interno dell’economia globale, l’Italia possa partecipare con le proprie peculiarità e con le proprie capacità imprenditoriali e creative a dare vita a un nuovo corso locale e globale; se esista la necessità di integrare le politiche economiche di sostegno allo sviluppo con adeguate discipline legislative, anche in relazione ai processi di liberalizzazione e alla semplificazione normativa nonché con riferimento ad ipotesi di fiscalità di vantaggio per determinate zone produttive maggiormente esposte alla competizione.

Nel corso dell’indagine conoscitiva, il cui termine, inizialmente fissato al 31 luglio 2009, è stato prorogato al 31 dicembre 2009, la Commissione ha proceduto alle seguenti audizioni:

1o aprile 2009, Audizione di rappresentanti del distretto industriale di Prato: Riccardo Marini, Presidente dell’Unione industriale pratese; Massimo Logli, Presidente della provincia di Prato; Andrea Belli, Presidente nazionale tessili di Confartigianato; Stefano Bellandi, Segretario generale della CISL Prato; Massimo Melani, Presidente regionale di Federmoda Cna;

8 aprile 2009, Audizione di rappresentanti del distretto manifatturiero produttori forbici e coltelli e lame da taglio in genere di Premana – Valsassina: Patrizio Fazzini, Presidente del Consorzio Premax dei forbiciai e coltellinai di Premana, Giovanni Gianola, Direttore generale del consorzio Premax dei forbiciai e coltellinai di Premana, Dionigi Gianola, Rappresentante del territorio di Premana ed esperto economico del settore forbici-coltelli, accompagnati da Vittorio Gianola, titolare della ditta produttrice di forbici appartenente al distretto, Franco Pomoni, titolare della ditta produttrice di coltelli appartenente al distretto, Robert Bertoldini, titolare della ditta di servizi appartenente al distretto;

22 aprile 2009, Audizione di rappresentanti del distretto ceramico di Sassuolo: Alfonso Panzani, Presidente di Confindustria Ceramiche, Graziano Pattuzzi, Presidente dell’Associazione dei comuni modenesi del distretto ceramico, accompagnati da Franco Vantaggi, Direttore generale di Confindustria Ceramiche. Audizione di rappresentanti del distretto n. 6 tessile-calzetteria di Castel Goffredo: Giovanni Battista Fabiani, Presidente del Centro servizi calza, accompagnato da Francesco Merisio, direttore del Centro servizi calza, Nazzareno Uggeri, assessore al bilancio, tributi e innovazione tecnologica del comune di Castel Goffredo, Giulia Merlo, assessore ai servizi sociali del comune di Castel Goffredo, Pietro Bianchi, imprenditore e consigliere dell’Associazione distretto della calza e intimo;

28 aprile 2009, Audizione di rappresentanti del distretto tecnologico aerospaziale del Lazio: Gerardo Lancia, Responsabile di Filas Distretti e Reti; Claudio Mancini, Assessore allo sviluppo economico, ricerca, innovazione e turismo della regione Lazio. Audizione di rappresentanti del distretto produttivo Etna Valley: Salvatore Raffa, Presidente e legale rappresentante del distretto produttivo Etna Valley; Marcello Messina, Dirigente di Investicatania;

6 maggio 2009, Audizione di rappresentanti del distretto tessile della Val Seriana nonché dei sottoscrittori del protocollo d’intesa per il rilancio economico della Valle (Confindustria, CGIL, CISL e UIL e Presidente di Imprese e Territorio): Alberto Barcella, Presidente di Confindustria Bergamo, accompagnato dal dottor Stefano Cofini, responsabile dell’area studi e territorio e dalla dottoressa Cristina Moro, responsabile dell’area comunicazione; Sergio Bonetti, Presidente di Imprese e Territorio; Luigi Bresciani, Segretario generale di CGIL-Bergamo; Ferdinando Piccinini, Segretario generale di CISL-Bergamo; Marco Tullio Cicerone, Segretario generale di UIL-Bergamo;

20 maggio 2009, Audizione di Antonio Catricalà, Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, accompagnato dal suo assistente dottor Massimo Ferrero e dal dottor Angelo Lalli, responsabile per i rapporti istituzionali;

1o luglio 2009, Audizione di rappresentati della Compagnia delle Opere: Bernhard Scholz, Presidente della Compagnia delle Opere; Enrico Biscaglia, Direttore generale della Compagnia delle Opere;

22 luglio 2009, Audizione di rappresentanti di Confapi: Armando Occhipinti, Responsabile ufficio relazioni industriali; Stefano Fantacone, economista. Audizione di rappresentanti di Confindustria: Giampaolo Galli, Direttore generale;

29 luglio 2009, Audizione di rappresentanti di Confartigianato: Cesare Fumagalli, Segretario generale, accompagnato dalla dottoressa Stefania Multari, direttore generale delle relazioni istituzionali e dal dottor Enrico Quintavalle, responsabile dell’ufficio studi. Audizione di rappresentanti di Casartigiani: Beniamino Pisano, Dirigente di Casartigiani. Audizione di rappresentanti della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (CNA): Enrico Amadei, Direttore della divisione economica e sociale di CNA;

16 settembre 2009, Audizione di rappresentanti di Confcooperative e Legacoop: Maurizio Ottolini, Vicepresidente di Confcooperative; Mauro Gori, Responsabile nazionale attività economico-finanziarie di Legacoop. Audizione di rappresentanti di Federchimica: Giorgio Squinzi, Presidente di Federchimica; Mauro Chiassarini, Vicepresidente di Federchimica; Claudio Benedetti, Direttore generale di Federchimica;

23 settembre 2009, Audizione di Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, e di Corrado Faissola, Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI);

30 settembre 2009, Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL: Salvatore Barone, Responsabile del dipartimento settori produttivi della CGIL; Gianni Baratta, Segretario confederale della CISL, accompagnato da Silvano Scajola, responsabile delle politiche settoriali e industriali della CISL; Paolo Pirani, Segretario confederale della UIL, accompagnato da Fernando Mariani, funzionario della UIL; Cristina Ricci, Segretario confederale della UGL;

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