La posizione della Cgil sulla riforma di piccoli Comuni e Province

cgil-camusso Enti locali: CGIL, necessario un disegno organico 

Presentato dalla CGIL ai rappresentanti della Conferenza dei Presidente delle Regioni, dell’UPI e dell’Anci, un documento nel quale si sottolinea la necessità di un “percorso di riforma e di razionalizzazione dell’assetto istituzionale del paese”

La CGIL, ritenendo indispensabile un percorso di riforma e di razionalizzazione dell’assetto istituzionale del paese, ha illustrato, nel corso dell’incontro che si è svolto, lunedì 28 maggio, presso la sede nazionale della Confederazione, alla presenza dei rappresentanti della Conferenza dei Presidente delle Regioni, dell’UPI e dell’Anci, il documento: “E’ necessario un disegno organico. Le modifiche riguardanti piccoli Comuni e Province: la posizione della CGIL”. Il documento, frutto di un percorso di elaborazione che ha coinvolto tutte le strutture, affronta le problematiche poste dagli interventi legislativi in materia di autonomie locali che si sono susseguiti negli ultimi anni.

La CGIL ritiene necessario un percorso di riforma e di razionalizzazione dell’assetto istituzionale del paese e in questa direzione muove la richiesta di “un disegno organico”, ma, invece, nella frenesia dei tagli alla spesa pubblica si è, a più riprese, intervenuti sulle amministrazioni locali sopprimendo enti e tagliando fondi senza prestare troppa attenzione alle funzioni da questi esercitate e alle possibili conseguenze derivabili per la cittadinanza, alimentando la confusione istituzionale fino alla paralisi.

La CGIL guarda con grande preoccupazione alla confusione istituzionale che si è creata, adottando provvedimenti estemporanei e scoordinati tra loro, che, a normativa vigente, nei prossimi mesi creeranno non poche difficoltà agli enti locali e indirettamente alla popolazione con la sospensione dell’esercizio di numerose funzioni per un tempo non chiaramente preventivabile.

In una fase storica quale è quella che stiamo vivendo, in cui le istituzioni locali e nazionali sono in difficoltà nel governare i processi sociali ed economici, il legislatore ha adottato provvedimenti che indeboliscono ulteriormente le pubbliche amministrazioni, provocando il duplice danno di dare ragione a chi non percepisce più l’utilità delle istituzioni (e della politica in generale) e di vanificare gli sforzi delle tante amministrazioni locali impegnate a garantire adeguati servizi pubblici alla cittadinanza.

La CGIL respinge il tentativo di smantellare il sistema pubblico colpendo perfino le sue istituzioni e, ancor più, l’equazione diffusa secondo la quale i costi della politica, il cui taglio è invocato a gran voce dall’opinione pubblica, sono il funzionamento delle istituzioni democratiche. Il tutto in assenza, per giunta, di un disegno organico di quello che dovrebbe essere il sistema delle autonomie locali alternativo a quello esistente.

I provvedimenti adottati, infatti, in particolare l’articolo 16 del decreto 138/ del 2011 e l’articolo 23 del decreto Salva-Italia, hanno smantellato piccoli Comuni e Province senza indicare chiaramente soluzioni che rispondano agli interrogativi posti sulla riallocazione delle funzioni e quindi sui servizi ai cittadini, sul nuovo assetto fiscale e sul destino dei lavoratori coinvolti.

I due provvedimenti, cui si aggiunge il decreto 78/2010 per i piccoli Comuni, sono stati approvati da diversi mesi ormai e alla fine dell’estate per i centri tra 1.000 e 5.000 abitanti sarà necessario gestire in forma associata almeno due funzioni fondamentali (ex 42/2009), e, entro l’anno, Stato e Regioni, secondo le materie di competenza dovranno riallocare le funzioni oggi spettanti alle province, lasciando all’istituzione provinciale (non cancellabile per decreto) funzioni di mero coordinamento, il tutto in assenza di un quadro definito di quello che dovrà essere l’assetto istituzionale decentrato.

Lo scenario è dunque quantomeno allarmante e bisogna intervenire prontamente per scongiurare il caos istituzionale che rischia di venirsi a creare nei prossimi mesi con i piccoli Comuni costretti a gestire in forma associata le proprio funzioni in un quadro istituzionale confuso e le Province che, man mano che scadono i mandati, sono commissariate a tempo indeterminato in attesa che si definisca la riallocazione delle loro funzioni e una nuova legge elettorale.

Una razionalizzazione del sistema che elimini sovrapposizioni di competenze e assicuri maggiore efficienza ed efficacia attribuendo funzioni idonee al territorio di riferimento, deve essere perseguita, ma non è pensabile sia fatto a scapito della cittadinanza e della partecipazione democratica, riducendo il numero e la qualità dei servizi garantiti, e rischiando di compromettere le possibilità di sviluppo dei territori. È necessario partire dalle funzioni e dalla loro chiara attribuzione a ciascun livello istituzionale.

La CGIL ribadisce, dunque, la necessità di un disegno organico che disegni un’architettura istituzionale coerente, che realizzi un sistema integrato di livelli istituzionali che riesca ad operare in modo efficacie consentendo a ciascuno di essi di governare i processi economici e sociali e non di esserne governati, contribuendo così anche a ridare senso alle istituzioni, troppo spesso considerate, da chi non ne percepisce l’utilità, solo un inutile spreco di denaro pubblico.

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Allegati: 

documento “E’ necessario un disegno organico. Le modifiche riguardanti piccoli Comuni e Province: la posizione della CGIL”.pdf

 

 

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