fareCentro 4.0

FareCentro torna online, in una nuova versione, dopo un periodo di pausa e una paziente “ripulitura” da un sofisticato hackeraggio. Incredibile, ma vero, sembra che ormai anche gli hacker non abbiano di meglio da fare…

Torna con amici vecchi e nuovi e con idee, ebbene sì, anch’esse alcune “vecchie” e altre nuove perché se è vero che solo gli stolti o i troppo amanti di sé non cambiano mai opinione e che quando i fatti cambiano è preferibile all’ostinata coerenza la ricerca di nuove ragioni, è anche vero che ci sono “pensieri lunghi” che attraversano i cambiamenti e si ripresentano attuali pur in modi differenti.

Il mondo si trasforma in modo rapido ed il quadro politico italiano è assai mutato. L’analisi deve essere accurata e declinata alla costruzione del futuro. Ma i “pensieri lunghi” di Farecentro mostrano un certo grado di resilienza.

La proposta politica che guarda al centro del Paese ossia alla maggioranza degli italiani, senza faziosità e con l’ispirazione pragmatica (fare centro, appunto…) che fu degli azionisti ed è del miglior riformismo di governo. L’idea liberal-democratica delle “pari opportunità” da garantire affinché il merito possa essere premiato, senza vantaggi, in una concorrenza leale e legale. L’impegno irriducibile per l’ Europa comune, secondo il pensiero dei padri fondatori, un’Europa che deve crescere sul piano politico, orientata alla crescita, indispensabile nella scena globale. L’amore per le libertà e i diritti umani, come affermato nelle Convenzioni internazionali e nella Costituzione, senza limiti, restrizioni, condizionamenti, nel nuovo quadro della “democrazia esigente”: siamo quelli che abbiamo inventato il più bel motto della storia dei partiti politici “Democrazia è Libertà”, ai tempi della Margherita. Il riferimento costante alla cultura dell’economia sociale di mercato, attenta alle responsabilità di impresa nei confronti del lavoro, delle disuguaglianze, dell’ambiente. L’attenzione per la centralità e la dignità del lavoro, che va creato, che si trasforma, anche nelle forme nuove delle professioni, nella società della conoscenza, nel “capitalismo intellettuale”. L’ispirazione, da laici credenti e non credenti, all’ umanesimo cristiano e alla dottrina sociale della Chiesa cattolica, radice della cultura europea della fratellanza e della solidarietà. La fede profonda nel metodo democratico del confronto, dell’ascolto, della costruzione dialettica delle migliori soluzioni, senza mai criminalizzare l’avversario. Il rispetto delle istituzioni, dell’equilibrio dei poteri, della democrazia rappresentativa e della funzione politica, di una “buona politica”, e di una giustizia efficiente basata sulle garanzie, non sulla pretesa giustizialista. La cura dello Stato di diritto, nel rispetto della legalità e nel forte contrasto della criminalità e delle mafie, una legalità che non può però tradursi in complicazioni burocratiche che soffocano l’economia e le libertà. Ed infine, nella visione politica, nella tensione che fu di Moro verso il coinvolgimento e la partecipazione del più ampio arco di forze democratiche nella sfida del governo, attraverso il dialogo, le intese, la definizione di solidi programmi comuni.

Questi, tra gli altri, sono i “pensieri lunghi ” e comuni di quanti hanno animato sin dalle origini la rivista Farecentro, le analisi, le discussioni, le azioni, anche sul piano politico. Questi pensieri, questi principi e valori, sono ancora attuali per attraversare il tempo presente e costruire il futuro? Noi pensiamo di Si, anche se idee nuove si affacciano e si impongono.

Prime tra tutte la priorità dello sviluppo sostenibile, come declinata nell’Agenda ONU 2030, che raccolga su basi solide il gesto dirompente dei giovani amici di Greta Thunberg, ed una visione meno liquidatoria e scontata del governo delle immigrazioni, cavallo di battaglia di tutte le destre del mondo, che si basi non sul dilemma totalitario “porti aperti o porti chiusi” ma sul ragionevole concetto di “immigrazione sostenibile”. Ed ancora la centralità di un nuovo equilibrio multilaterale con il protagonismo dell’Europa, l’attenzione per le trasformazioni delle forme del lavoro e del vivere determinate in termini inediti dall’automazione e dalle nuove tecnologie, la piena rivalutazione di una seria politica demografica e familiare per l’Italia ecc…

Per questo abbiamo pensato, nella nuova edizione di Farecentro, di ripartire da una testimonianza di quel lavoro, per aggiornarlo al nostro tempo, per portare esperienze, competenza, passione, “pensieri lunghi” e nuove idee nell’orizzonte del futuro, nel contributo alle politiche di governo utili all’Italia, fuori dalle secche della “vecchia sinistra” ben contrari alle destre nazionaliste, all’antipolitica, al qualunquismo rancoroso dei mondi tristi delle fake news. Abbiamo orgoglio, consapevolezza del passato, voglia di futuro: non è poco!

In primo piano


Coronavirus, Speranza: “supereremo tutti insieme emergenza, Italia è più forte”

«Oggi più che mai serve una relazione stretta tra governo e Parlamento capace di superare i vincoli ordinari tra maggioranza e opposizione. A rispondere deve essere tutto il Paese, la Repubblica nel suo complesso» ha affermato il ministro della Salute, Roberto SPERANZA, nella sua relazione alla Camera dei deputati sull’evoluzione della situazione relativa all’emergenza epidemiologica da Coronavirus

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, considero non rituale questa possibilità di riferire alla Camera dei deputati. Oggi più che mai, serve una relazione stretta tra Governo e Parlamento capace di superare i vincoli ordinari delle relazioni tra maggioranza e opposizione. A rispondere all’emergenza del nuovo Coronavirus dev’essere tutto il nostro Paese: non una parte, non un’istituzione nazionale o territoriale, ma la Repubblica nel suo complesso, in una relazione positiva con i cittadini italiani che possono svolgere un ruolo fondamentale anche con i loro comportamenti individuali.

Mi sia permesso, in apertura, di esprimere la gratitudine mia, del Governo e, sono convinto, di tutta la comunità nazionale nei confronti delle donne e degli uomini che, senza sosta, da giorni stanno fronteggiando l’emergenza a tutti i livelli (Generali applausi – L’Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi), in modo particolare sui territori più colpiti. Penso, prima di tutto, ai nostri medici, infermieri, professionisti sanitari, penso alla Protezione civile, ai volontari, alle forze dell’ordine, ai nostri amministratori locali di tutti i livelli. Penso, in modo particolare, ai cittadini delle aree coinvolte dalle misure di prevenzione più dure. Grazie a tutti loro per lo straordinario spirito di collaborazione. Questa sfida si può vincere solo insieme e non dovremo mai dimenticarlo nei prossimi giorni.

Vorrei inizialmente sottolineare che le nostre scelte di queste settimane sono state sempre adottate a partire da valutazioni di carattere tecnico-scientifico. È la scienza, non la politica, a orientare la nostra battaglia per arginare la diffusione del nuovo Coronavirus, è la comunità scientifica a definire il livello di rischio sanitario e non altri. A noi spetta, in una chiara distinzione di ruoli e funzioni, il compito di garantire, con i nostri provvedimenti, un livello di prevenzione e controllo efficace e proporzionale allo stato di allerta indicato dai nostri scienziati e dalle autorità sanitarie. In Italia possiamo vantare scienziati di altissimo profilo. L’Istituto superiore di sanità è al lavoro in queste ore per ricostruire il tracciato epidemiologico di quanto accaduto. Si tratta di un’istituzione che mette le radici nella storia antica della ricerca scientifica del nostro Paese.

In istituto hanno lavorato, tra gli altri, personalità come Enrico Fermi e Rita Levi Montalcini. Fatemelo dire con forza: dobbiamo fidarci di loro, dobbiamo fidarci dei nostri scienziati (Applausi). Sono loro che stanno lavorando alla ricostruzione della catena del contagio. I primi riscontri evidenziano che in Italia si sono sviluppati due focolai, che inizialmente sembravano distinti ma che poi si sono dimostrati connessi: uno in Lombardia, più vasto, e un altro, puntiforme, in una piccola realtà del Veneto. Da questi, allo stato di avanzamento della ricerca, derivano in massima parte i casi segnalati in altri centri del nord Italia, ma anche in Sicilia. È stato ovviamente avviato per ogni caso, dopo un’accurata indagine epidemiologica, il contact tracing a tutti e sono stati eseguiti tamponi orofaringei. Il virus coltivato viene in queste ore sequenziato per definire puntualmente l’origine e le sue specifiche caratteristiche. Ad oggi non hanno trovato conferma le ipotesi attorno al caso zero che ha infettato il primo paziente nell’area del Lodigiano in Lombardia.

Sulla base dei dati che provengono anche da altri Paesi europei, risulta evidente che aumentano quotidianamente sia le aree di contagio che il numero dei soggetti risultati positivi al nuovo Coronavirus. È un quadro in continua evoluzione, non solo nel nostro Paese, che non si presta a facili previsioni. A questa incertezza di prospettiva fa, però, da contraltare un’evidente certezza: gli studi finora effettuati – il più autorevole su 44 mila casi in Cina – hanno dimostrato che il nuovo Coronavirus nella stragrande maggioranza dei casi comporta sintomi molto lievi. Il paragone anche con altre epidemie è eloquente: la SARS ha un tasso di letalità del 9,6 per cento; il virus Ebola, la cui epidemia è in corso in Congo ed è tuttora un’emergenza internazionale di salute pubblica dell’OMS, ha un tasso di letalità stimato intorno al 50 per cento. Si guarisce rapidamente e spontaneamente nell’80 per cento dei casi, nel 15 per cento dopo regolari cure sanitarie, solo il 5 per cento presenta problemi molto gravi e il tasso di letalità è poco sopra il 2 per cento e in larghissima parte legato alle preesistenti condizioni morbose di soggetti anziani. Perché allora ci preoccupiamo così tanto del nuovo Coronavirus? Perché a un basso tasso di letalità corrisponde, invece, un tasso significativo di contagio che, in presenza di una diffusione incontrollata del virus, potrebbe colpire soprattutto la popolazione più debole e più anziana e sovraccaricare in modo molto, molto significativo i nostri presidi sanitari. Per questo bisogna continuare a fare tutto ciò che è necessario per limitare con energia la diffusione del contagio.

Non essendo disponibili al momento farmaci o vaccini, per cui comunque la comunità scientifica è al lavoro, l’isolamento dei contagiati è l’unica strada che garantisce efficacemente la riduzione della diffusione del virus. Per questa ragione il lavoro fatto in questi giorni in Italia ha avuto l’obiettivo di isolare i casi positivi e tracciare i contatti stretti. Oggi in conferenza stampa a Roma la responsabile del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Andrea Ammon, ha affermato che il numero significativo di casi riscontrati in Italia va correlato al numero molto alto di tamponi eseguiti rispetto a quelli fatti al di fuori del nostro Paese. Nella stessa sede, il responsabile dell’OMS, Hans Kluge, ha affermato che bisogna fidarsi pienamente delle azioni messe in campo dall’Italia e la stessa Commissaria europeo per la salute, Stella Kyriakides, sempre oggi ha pubblicamente sostenuto che il nostro Paese ha adottato misure molto risolute e tempestive.

Proprio qui alla Camera è stato discusso e approvato pochi minuti fa, col consenso importante di tutte le forze politiche, il decreto che dà la facoltà alle autorità competenti di adottare ogni misura finalizzata al contenimento della diffusione del nuovo Coronavirus.

Come sapete, tra queste c’è la possibilità di isolamento dei comuni interessati dal contagio – misura adottata solo per dieci comuni della Lombardia e uno per il Veneto -, la possibilità di sospensione di qualsiasi manifestazione ed evento pubblico o privato, la possibilità di sospensione dei servizi scolastici e universitari e dei viaggi di istruzione, la possibilità di sospensione delle attività degli uffici pubblici e delle procedure concorsuali, la possibilità di sospensione delle attività di trasporto di merci e persone, e, ancora, la possibilità di sospensione dell’attività lavorativa e la chiusura delle attività commerciali.

Il decreto consente di adottare le richiamate misure di contenimento sia nei comuni oggetto del contagio sia in aree limitrofe. Tutte le misure di contenimento sopra citate sono state tempestivamente adottate dal Governo: lo stesso 23 febbraio, il Presidente del Consiglio dei ministri, a seguito della mia proposta, sentiti gli altri Ministri competenti per materia, ha applicato le prime misure citate. Sempre al fine di contenere la crescita e il numero di nuovi focolai, con apposita circolare sono state ulteriormente precisate sia le procedure di sicurezza per il personale sanitario che le norme di prevenzione e sicurezza da adottare per i cittadini che si recano ai pronto soccorso, alle strutture ospedaliere, agli studi dei medici di medicina generale, aggiornando le circolari precedenti. I provvedimenti che abbiamo prontamente assunto d’intesa con le regioni, sia quelle con cluster, sia quelle senza cluster, perseguono un obiettivo prioritario: adottare tempestivamente tutte le misure necessarie volte ad arginare la diffusione del contagio e ridurre il numero dei nuovi focolai. È con questo spirito che in questi giorni abbiamo lavorato e ho personalmente lavorato, gomito a gomito, con i presidenti e con gli assessori alla sanità delle nostre regioni, che voglio ancora una volta ringraziare pubblicamente.

Lo stesso possiamo e dobbiamo fare anche in Parlamento, in un rapporto di chiara e limpida sinergia istituzionale tra chi ha la responsabilità del Governo nazionale e chi, opposizione in Parlamento, guida una parte significativa delle regioni italiane. L’articolo 117 della nostra Costituzione definisce competenze concorrenti tra Stato e regioni nel governo del servizio sanitario, che a maggior ragione, in una situazione di emergenza nazionale, richiedono una solida ed efficiente collaborazione con un asse di comando chiaro e determinato. Non è il momento di localismi, di inutili egoismi, di divisioni o di protagonismi particolari.

Una leale e proficua collaborazione istituzionale è indispensabile per battere il Coronavirus nei prossimi mesi. Per me, unità significa abbassare le bandierine di parte e privilegiare sempre e anzitutto gli interessi generali. Serve responsabilità e unità: questo è il mio appello a tutti. Descrivere l’Italia come un Paese colpito e travolto da un’incontrollata emergenza sanitaria, come è noto, è un danno grave alla nostra immagine, alle nostre imprese, al turismo, al nostro sistema Paese. Il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’economia stanno lavorando ad un altro piano straordinario di rilancio per affrontare le ricadute economiche di questa emergenza. Voglio dirlo con determinazione: l’Italia è forte, siamo una potenza del G7 ascoltata e rispettata nel campo della tutela della salute pubblica, siamo tra i primi al mondo come servizio sanitario nazionale, abbiamo delle aspettative di vita più alte del pianeta, siamo all’avanguardia nella cura di tantissime malattie. Lo dico sinceramente, con il cuore prima che con la testa: non si può un giorno esaltare le ricercatrici dello Spallanzani, la serietà dell’Istituto superiore di sanità, il contributo fondamentale di tanti nostri scienziati e poi mettere in discussione le loro indicazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva). Noi, tutti insieme non dobbiamo avere paura. Ripeto: nessuna sottovalutazione, nessuno facile ottimismo, perché la situazione è seria, ma insieme agli altri Paesi possiamo affrontare questa emergenza.

Ho grande rispetto per le opinioni pubbliche di tutti, ma attenzione a non dare dell’Italia una rappresentazione sbagliata. Ieri ho ricevuto a Roma i Ministri della salute di Francia, Germania, Austria, Svizzera, Croazia e Slovenia; sono i Paesi più vicini per prossimità all’Italia. L’Italia è un Paese credibile, come è apparso evidente nel documento finale che abbiamo approvato all’unanimità. È una credibilità che abbiamo consolidato anche con il lavoro svolto negli ultimi mesi. Abbiamo approvato provvedimenti cautelativi dal 22 gennaio, ben prima che il 30 gennaio l’OMS dichiarasse il Coronavirus emergenza di sanità pubblica; già il 31 gennaio abbiamo proclamato lo stato di emergenza per il Coronavirus e nominato commissario Angelo Borrelli, che ringrazio per il lavoro importante che sta svolgendo.

Francia, Germania, Inghilterra e Paesi scandinavi hanno abbattuto i loro collegamenti diretti con la Cina attraverso atti di sospensione dei voli da parte delle loro compagnie di bandiera (Air France, Lufthansa, British Airways e SAS), proprio come noi abbiamo ridotto gli oltre 12 mila arrivi a settimana attraverso la sospensione dei 25 voli su Malpensa e dei 35 voli su Fiumicino alla settimana, che è avvenuto il 30 gennaio. Ogni giorno vengono ancora controllati con termoscanner 1.400 voli e 150 mila passeggeri provenienti da rotte internazionali, anche per intercettare i voli indiretti dalla Cina.

Voglio ricordare che, a differenza di come alcune volte è stato riportato, nessun Paese in Europa prevede la sorveglianza domiciliare o forme di quarantena per chi viene dall’area a rischio ancora oggi. Noi lo abbiamo fatto per gli studenti dall’8 febbraio e per tutte le persone dal 21 febbraio. A questi controlli vanno aggiunti quelli effettuati mediamente su 16 navi al giorno, con circa 5 mila passeggeri e 1.700 membri di equipaggio. Credo in questo lavoro e ringrazio tutte le persone che si sono impegnate per realizzarlo.

In conclusione, voglio rivolgermi ai cittadini che ci stanno ascoltando: nelle prossime settimane sarà decisivo, insieme al lavoro delle istituzioni, che è chiaramente essenziale, il comportamento individuale di ciascuno di noi: seguire le regole di igiene e le raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità è fondamentale per vincere questa sfida. In conclusione, voglio dire che con la piena fiducia della nostra comunità scientifica, con una solida collaborazione istituzionale, con determinazione e tempestività nella realizzazione dei provvedimenti necessari, supereremo tutti insieme questa emergenza. L’Italia, il nostro Paese, è più forte del nuovo Coronavirus.

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