Comunicazioni del Ministro della Bonafede sull’amministrazione della giustizia

Il ministro della Giustizia, Alfonso BONAFEDE, è intervenuto alla Camera per relazionare il parlamento sull’amministrazione della giustizia. Nella sua relazione ha ricordato gli investimenti previsti per il settore (9 miliardi nell’ultima legge di bilancio), le criticità sul personale amministrativo, gli investimenti da programmare sulle infrastrutture della giustizia, sull’innovazione tecnologica, sull’edilizia penitenziaria. Si è soffermato sulla funzione di rieducativa della penae sul dibattito in corso sulle riforme del processo civile e del processo penale.

Di seguito la versione integrale della relazione svolta dal Ministro Bonafede

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. È davvero motivo di orgoglio per me essere nuovamente in quest’Aula e poter rappresentare quello che è stato il percorso intrapreso e portato avanti dal Ministero della Giustizia nell’anno appena trascorso.

L’anno scorso, in questa stessa audizione, mi sono trovato a rappresentare un quadro delicato, nel quale i tratti della fiducia, del prestigio, del rispetto e dell’autorevolezza del sistema della giustizia perdevano costantemente colore, sbiadendo a fronte delle lungaggini processuali e della diffidenza sempre più diffusa da parte del cittadino. È stato ed è ancora opportuno non tanto rivoluzionare il sistema, quanto ricostruirlo, iniziando proprio dalle fondamenta, per garantire quella solidità che è necessaria per riportare ad un progressivo senso di fiducia dei cittadini verso le istituzioni e verso la giustizia.

Porre solide basi ha una sola traduzione: investimenti nella giustizia; senza investimenti ogni riforma, per far fronte alle difficoltà e criticità che attraversano questo settore, sarebbe destinata a fallire. Si tratta di un settore cruciale, in cui la qualità delle risorse umane è elevatissima: magistrati, avvocati, personale amministrativo, tutti addetti ai lavori che per decenni, praticamente da soli, hanno portato avanti la macchina della giustizia.

È arrivato finalmente il momento di consegnare loro una infrastruttura che sia idonea a supportare così elevate qualità professionali.

Partiamo proprio dagli investimenti: nel bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 sono stati previsti per il Ministero della Giustizia stanziamenti per oltre 8 miliardi e mezzo di euro e per questo 2020 l’ultima legge di bilancio ne ha previsti addirittura quasi 9 miliardi. Ancora più risorse, dunque, rispetto al 2018 e ciò ha permesso di porre in essere uno sforzo senza precedenti in termini assunzionali della magistratura e del personale amministrativo. A maggio 2019 è stato pubblicato il primo decreto attuativo per la revisione delle piante organiche della Corte di cassazione, aumentate di 70 magistrati.

Contemporaneamente, gli uffici del Ministero hanno lavorato per la rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudiziari di merito, la cui proposta è stata già inviata al Consiglio superiore della magistratura per i seguiti di competenza nel dicembre scorso. Tale intervento, che prevede la complessiva distribuzione di 600 nuovi magistrati, costituisce certamente il più incisivo degli ultimi decenni e si caratterizza per essere già interamente coperto finanziariamente. Il potenziamento degli organici della magistratura troverà la sua continuità anche nel prossimo anno, considerando che, nella legge di bilancio 2020, sono state previste modifiche alla legge n. 48 del 2001, finalizzate, tra l’altro, all’introduzione di piante organiche flessibili distrettuali. La mole degli investimenti in questione dimostra concretamente che la giustizia non è più una voce ordinaria di bilancio, ma una vera e propria priorità dell’ordinamento nazionale.

Passiamo al personale amministrativo: medesime considerazioni valgono con riferimento proprio al personale amministrativo, rispetto al quale la legge di bilancio per il 2019 ha stabilito che il Ministero della Giustizia è autorizzato, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente e soprattutto in deroga al turnover, ad assumere 2.903 unità nel triennio 2019-2021. Tali assunzioni in deroga vanno ad aggiungersi a quelle già consentite da novembre 2019, nell’ambito di una pianificazione complessiva dei reclutamenti di personale non dirigenziale, per il triennio, per la copertura di 8.756 vacanze. Questa spinta finanziaria ha permesso, nel corso dell’anno, lo scorrimento di ulteriori idonei della graduatoria di assistente giudiziario, con l’assunzione di 635 unità, alle quali si aggiungeranno ulteriori 489 idonei, già convocati per la scelta della sede.

È stata avviata, inoltre, la procedura relativa alla selezione per l’assunzione di 616 operatori giudiziari. Con il decreto ministeriale del 18 aprile 2019, sono stati istituiti i profili delle figure professionali di funzionario tecnico e di assistente tecnico presso gli uffici centrali e periferici dell’amministrazione giudiziaria. Le dotazioni di dette figure sono state determinate, rispettivamente, in 63 e 137 unità, in funzione del conseguimento di un più razionale assetto organizzativo del Ministero. Un ulteriore risultato raggiunto lo si rinviene nel concorso pubblico per la copertura di 2.329 posti di funzionario, avviato con bando del 26 agosto 2019 e che ad oggi ha già visto il sollecito e regolare espletamento delle preselezioni del concorso in questione nel mese di novembre 2019.
Con il trasferimento dai comuni al Ministero della giustizia delle relative competenze, l’amministrazione centrale ha assunto la gestione diretta di circa 926 immobili, in parte demaniali, in parte comunali e in parte in locazione da privati o altri enti. Questo passaggio è avvenuto, probabilmente, senza che fosse stata in passato implementata sostanzialmente una infrastruttura idonea a sostenerlo.

Dunque, sono necessari un’attenzione massima e un impegno costante al fine di soddisfare le richieste di intervento nel più breve tempo possibile, con riferimento a tutte quelle attività che devono essere poste in essere direttamente dal Ministero.

Si è dato corso ad una attività di interlocuzione con i provveditorati delle opere pubbliche, al fine di poter definire modalità operative di interazione, necessarie ad una programmazione basata sull’esigibilità dei pagamenti. Il confronto ha evidenziato la necessità di approdare alla predisposizione di rapporti su base convenzionale tra le due amministrazioni della giustizia e delle infrastrutture e trasporti.

Per progetti di investimento nel medio e lungo periodo, il Ministero ha promosso, individuando come proprio interlocutore istituzionale l’Agenzia del demanio, la realizzazione in alcune città di poli della giustizia, le cosiddette “cittadelle giudiziarie”, attraverso la rifunzionalizzazione di immobili demaniali dismessi o in cattivo stato di manutenzione. In alcuni casi, come per la città di Lecce, il polo della giustizia interesserà beni immobili sequestrati alla criminalità organizzata, che verranno quindi asserviti all’esercizio della funzione giudiziaria. Proseguono allora i progetti relativi alle “cittadelle giudiziarie” di Roma, Bari, Perugia, Lecce, Vercelli, Trani, Messina, Catania, Milano, Velletri, Venezia, Bologna, Catanzaro, Sassari, Udine; prossime alla sottoscrizione dei protocolli sono anche Taranto e Foggia.

La forte accelerazione del percorso già avviato sull’innovazione tecnologica ha gettato le fondamenta di una politica legislativa di sostanziale velocizzazione dei processi civili e penali e del sistema amministrativo generale. Per favorire uno standard qualitativo elevato del sistema giustizia attraverso il corrente uso delle tecnologie, si è passati attraverso una reingegnerizzazione dei sistemi che consentono la comunicazione tra sistemi operativi differenti, garantendo contestualmente lo scambio corretto di informazioni e la sicurezza dei dati.

La complessità dell’opera di adeguamento strutturale ha necessitato di cospicui fondi stanziati, pari a circa 650 milioni di euro, ripartiti nel triennio 2019-2021, al fine di rendere a tutti i livelli il sistema giustizia più rapido ed efficiente, con l’impegno ad intervenire sulle criticità finora emerse, in particolare nell’evoluzione del processo telematico in ambito civile e nell’avvio del processo penale telematico.

A dicembre è stato rilasciato il software per il deposito telematico degli atti da parte degli avvocati, è in corso di pianificazione la sperimentazione a Napoli, Catania e Perugia attendono il tavolo tecnico convocato per febbraio, da giugno 2020 sarà implementato in tutti gli uffici. Da settembre 2019 è stata avviata la sperimentazione a Napoli e Genova per accesso remoto, per gli avvocati, al sistema dei tribunali di sorveglianza: anche questa innovazione sarà estesa a tutti gli uffici entro giugno 2020.
Edilizia penitenziaria: circa l’edilizia penitenziaria, la finalità principale è quella di migliorare contemporaneamente, da un lato, le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria e di tutti coloro che operano all’interno delle strutture e, dall’altro lato, le condizioni di vita dei detenuti.

Le risorse riconosciute per il finanziamento degli interventi a cura dell’amministrazione, per gli anni dal 2018 al 2033, ammontano a poco meno di 350 milioni di euro per creare nuovi posti detentivi e per aumentare la sicurezza degli istituti penitenziari e ammodernare tutto il sistema impiantistico e la dotazione della Polizia penitenziaria. Mi piace ricordare che sono già stati consegnati i padiglioni di Lecce, Parma e Trani, per un totale di 592 posti detentivi, e altri 400 deriveranno dalla consegna, quest’anno, dei nuovi padiglioni di Taranto e Sulmona.

Dal punto di vista del personale, la priorità è stata quella di incrementare la dotazione organica, sia sul versante del settore civile che su quello del Corpo di polizia penitenziaria: nel novembre 2019 hanno assunto servizio 189 unità del profilo di funzionario contabile; è inoltre in fase di definizione il decreto interministeriale concernente l’assunzione di 45 dirigenti d’istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale. Del pari, saranno completate entro il corrente anno le graduatorie relative alle progressioni economiche per complessive 671 unità.

Nello specifico, mi piace sottolineare come nell’anno 2019 abbiano frequentato e terminato il corso di formazione per l’immissione in ruolo 1.470 agenti e 971 vice ispettori del Corpo della polizia penitenziaria. Al tempo stesso, nei mesi di giugno e settembre 2019 sono stati attivati due nuovi corsi per l’assunzione di 1.300 allievi agenti, ed è stato altresì pubblicato un nuovo concorso pubblico per il reclutamento di ulteriori 754 allievi agenti, la cui assunzione avverrà presumibilmente fra il mese di aprile e giugno 2020. Sempre nel mese di aprile 2020 vi dovrebbe essere la nomina di 2.851 vicesovrintendenti, che attualmente frequentano i corsi di formazione iniziati a settembre. Anche in questo settore, dunque, è stato fondamentale costruire le basi per l’efficientamento del Corpo in termini di quantità e qualità di risorse lavorative, per poter poi operare un decisivo cambio di passo verso il rilancio professionale della Polizia penitenziaria, grazie alla predisposizione del testo normativo per il riordino delle carriere del personale delle forze dell’ordine. Tale regolamentazione mira, tra l’altro, ad ottimizzare la funzionalità organizzativa del Corpo di polizia penitenziaria e ad allineare la progressione in carriera del relativo personale agli omologhi ruoli delle altre forze di Polizia, così da consentirle di compiere quel decisivo salto di qualità atteso da decenni. Si tratta di dare finalmente alla Polizia penitenziaria un riconoscimento del suo importante ruolo all’interno del nostro ordinamento e del sistema giustizia.

Passiamo adesso ad un tema molto delicato, e cioè la funzione di rieducativa, in particolare riferimento alle detenute madri. Relativamente alle detenute madri, nel 2019 è proseguita l’attività di impulso all’attuazione della legge n. 62 del 2011, che vede ancora in corso di esecuzione due progetti finalizzati all’apertura di nuove sedi ICAM, rispettivamente a Firenze e Roma. Uno degli aspetti più problematici risiede nella necessità, non tanto di nuovi posti presso le strutture in senso assoluto, quanto piuttosto nel prevedere e realizzare una più capillare e delocalizzata collocazione degli stessi ICAM. Nel perimetro della certezza della pena vi è stata l’implementazione dei contenuti dei singoli percorsi trattamentali; a questi è stata attribuita maggiore concretezza, con lo scopo finale di realizzare un consapevole reinserimento sociale dei condannati e, allo stesso tempo, garantire un aumento della sicurezza per la collettività, limitando il rischio di recidiva. A tal fine, il Ministero ha investito la maggior parte delle proprie energie puntando sul lavoro dei detenuti come forma privilegiata di rieducazione. Alla data del 30 giugno scorso risultano 16.850 detenuti lavoranti, frutto anche di circa 70 protocolli con enti per lavori di pubblica utilità. Proprio al fine poi di potenziare ulteriormente l’attività lavorativa dei detenuti, sulla base dei risultati emersi dalla sperimentazione del Programma lavori di pubblica utilità, lo scorso mese di ottobre è stata istituita la sezione “Mi riscatto per…il futuro” – Ufficio centrale per il lavoro dei detenuti. Segnalo che per favorire percorsi trattamentali dei detenuti adulti, si è investito nell’ultima legge di bilancio in assunzioni mirate di 50 tra funzionari giuridico-pedagogici e mediatori culturali, 100 funzionari della professionalità pedagogica e di servizio sociale, nonché 18 dirigenti per gli uffici di esecuzione penale esterna.

Il carattere rieducativo si accentua ancor di più con riferimento ai minori autori di reato, rispetto ai quali l’attenzione è massima lungo la duplice direttrice della gestione dei minori che entrano nel circuito penale e della prevenzione della devianza attraverso azioni progettuali e di ricerca. Si è individuato, in particolare, un modello esecutivo penale che, pur non rinunciando alla detenzione, vi ricorre solo quando nessun altro tipo di trattamento possa consentire di contemperare le esigenze sanzionatorie e di sicurezza con le istanze pedagogiche di una personalità in evoluzione.
Parlando degli investimenti, mi sono riferito più volte al termine “fondamenta”, perché è evidente che si tratta di consolidare alla base un sistema così nevralgico come quello della giustizia attraverso interventi che già visibili adesso lo saranno ancor di più da quest’anno.

Si tratta, come ho sempre ripetuto, di azioni esecutive, che non hanno colore politico ma che correttamente individuano la giustizia quale bene interesse dei cittadini, che deve il più possibile rimanere fuori dalle contese ideologiche. Questo approccio ha consentito al Paese di proseguire nei progetti infrastrutturali più importanti, senza che la crisi politica di questa estate pregiudicasse il perseguimento di obiettivi ormai non più rinviabili. D’altronde, è praticamente unanime la voce di tutti gli addetti ai lavori che chiedono prima gli investimenti e poi le riforme normative, che a quel punto possono svilupparsi su una rete infrastrutturale solida e con le spalle larghe.

Con questo approccio, una volta attivata l’implementazione degli investimenti è stato possibile confrontarsi, all’interno della maggioranza, sulle riforme del processo civile e del processo penale, con l’obiettivo di intervenire in maniera chirurgica sui tempi morti e sulle disfunzioni del processo, senza dar vita all’ennesimo capitolo di un’inutile e decennale stratificazione legislativa. Ritengo sia stato e debba continuare ad essere proprio questo l’elemento di massima discontinuità di questa maggioranza con quella che l’ha preceduta, cioè la capacità di saper affrontare le grandi riforme che consegneranno ai cittadini una giustizia celere ed efficiente. Si tratta di una capacità già dimostrata da questa maggioranza in occasione dell’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge delega sul processo civile: un impianto normativo che è stato attentamente vagliato in un tavolo con gli operatori del processo (Associazione nazionale magistrati, Consiglio nazionale forense, Unione camere civili, Organismo congressuale forense, Associazione italiana giovani avvocati), nella consapevolezza che proprio il confronto, e a volte il contrasto e anche le divergenze che rimangono, sia il vero stimolo per operare in termini migliorativi sul processo civile, anche qualora permangano, appunto come in questo caso, alcuni spazi di divergenza. Sul tavolo penale il vaglio è stato operato con gli stessi soggetti nella prima metà dell’anno 2019, ma a differenza dell’Unione camere civili era presente l’Unione camere penali.

Con il disegno di legge in questione, quello appunto sul processo civile, si è puntato su un unico rito ordinario per le controversie civili davanti al giudice monocratico, con regole fondamentali che si applicheranno anche ai procedimenti davanti al tribunale in composizione collegiale e davanti alla Corte d’appello, su un atto introduttivo unico per tutti i procedimenti civili, su una razionalizzazione dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie e sull’accelerazione della digitalizzazione. Soprattutto si punta sulla consapevolezza che, in un processo fondato su un contraddittorio prevalentemente scritto, le udienze debbano sempre avere una precipua e concreta utilità. La riduzione della durata dei processi, allora, non passerà più solo attraverso una diminuzione del contenzioso, rispetto al quale anche il 2019 ha visto confermare la tendenza alla diminuzione delle pendenze civili: al 30 settembre 2019 le pendenze complessive risultavano 3.329.436, cioè il 2,8 per cento in meno rispetto al medesimo periodo del 2018. Il dato è positivo: rispetto al 2018 le sopravvenienze sono calate di un ulteriore 1,7 per cento, confermando il trend decrescente degli anni scorsi; negli ultimi dieci anni il calo è stato addirittura del 36 per cento.

La vera sfida, a questo punto, è eliminare per quanto possibile anche solo il dubbio che, oltre al grandissimo sforzo della magistratura e di tutti gli addetti ai lavori, la diminuzione delle pendenze sia dovuta all’aumentata sfiducia del cittadino verso il sistema giudiziario.

Sempre nel settore civile, all’inizio del 2019, è stato approvato il decreto legislativo n. 14, che rappresenta il punto di approdo di un percorso di riforma organica e coerente delle procedure concorsuali, un percorso che addirittura è iniziato nella precedente legislatura. Le modifiche normative introdotte hanno permesso un allineamento con la normativa europea e l’eliminazione di quell’isolamento che ha caratterizzato il sistema italiano della crisi di impresa. Dopo l’approvazione, inoltre, vi è stato un dialogo profondo con gli addetti ai lavori e con gli operatori economici al fine di valutare l’impatto della nuova disciplina e la sua sostenibilità concreta in relazione al tessuto economico, giungendo in sede di correttivi a meglio calibrare le norme sulla fase di allerta sulla realtà imprenditoriale, prorogandone l’entrata in vigore per le piccole e medie imprese.

Le riforme penali. Per quanto concerne l’ambito penale nell’anno appena trascorso sono state approvate alcune leggi particolarmente rilevanti. Mi riferisco innanzitutto alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, la cosiddetta legge “spazzacorrotti”, che è intervenuta in materia di lotta alla corruzione inserendo l’agente sotto copertura tra gli strumenti investigativi, il cosiddetto Daspo ai corrotti, le norme in materia di trasparenza dei finanziamenti ai partiti, l’irrigidimento del regime detentivo dopo la condanna definitiva, nonché un nuovo regime di prescrizione entrato in vigore il 1° gennaio 2020.

Combattere senza tentennamenti né cedimenti la corruzione è un dovere morale delle istituzioni, degli operatori economici, dei responsabili delle amministrazioni pubbliche e di tutti i cittadini, per incrementare le opportunità di crescita economica, sociale e culturale della nostra comunità nazionale. La corruzione indebolisce lo Stato di diritto, anche considerando che l’azione criminale dei poteri mafiosi, come hanno dimostrato tante indagini, spesso è alimentata proprio attraverso il metodo corruttivo. Molte delle novità introdotte hanno permesso al nostro Paese l’allineamento alle indicazioni degli organismi europei alle raccomandazioni provenienti dalle sedi sovranazionali. Nell’ambito del gruppo di Stati contro la corruzione, il Greco, presso il Consiglio d’Europa, è stata rappresentata l’importanza della legge cosiddetta “spazzacorrotti”, che ha permesso di superare le problematiche relative nel corso del terzo ciclo di valutazione nei confronti del nostro Paese. Il Greco, dunque, si è congratulato con l’Italia per gli sforzi compiuti, e il nostro Paese non sarà più sottoposto ad ulteriori verifiche dell’ottemperanza alle raccomandazioni sui temi del terzo ciclo, che è stato ritenuto positivamente concluso. In ambito OCSE il nostro Paese si prepara ad essere valutato per la quarta fase, nel 2020, dopo avere favorevolmente definito le verifiche delle fasi prima, seconda e terza con l’approvazione dei relativi rapporti.

La ricerca della legalità e il principio della certezza della pena sono alla base anche della recente riforma dei reati tributari all’interno del decreto fiscale. Lo Stato dimostra di essere dalla parte dei cittadini onesti che pagano le tasse. Un’altra legge particolarmente rilevante è la n. 69 del 2019, il cosiddetto “codice rosso”. È proprio grazie al Parlamento che la struttura normativa originaria, finalizzata a garantire la tempestività dell’intervento dello Stato rispetto alla denuncia di una donna, si è arricchita poi di ulteriori profili fondamentali. Penso, per esempio, alle norme sul revenge porn, sull’inasprimento delle pene per la violenza sessuale, sul deturpamento del viso, sull’inapplicabilità del bilanciamento delle attenuanti per garantire la certezza della pena, sull’induzione e costrizione al matrimonio. Il cosiddetto “codice rosso” è stato ampiamente apprezzato in sede di valutazione dell’Italia davanti alle Nazioni Unite nel corso del quarto ciclo di revisione periodica universale sul rispetto dei diritti umani nel nostro Paese. Chiaramente, essendo la violenza di genere una problematica estremamente complessa, che implica interventi non soltanto giuridici ma anche di carattere culturale e sociale, è importante chiarire che la legge in questione rappresenta un importante punto di partenza di un percorso che potrà arricchirsi di altri ulteriori interventi normativi. Il 2019 si è infine chiuso con l’approvazione del decreto-legge in materia di intercettazioni, con il quale si opera finalmente un contemperamento delle esigenze di indagini con quelle relative al diritto di riservatezza e di difesa.

Infine mi sia permesso di cogliere l’occasione per menzionare l’intensa attività legislativa portata avanti proprio dal Parlamento in quest’ultimo anno, attività rispetto alla quale il Ministero della Giustizia ha ovviamente fornito la sua fattiva collaborazione. Penso all’introduzione della nuova disciplina sulla class action, legge n. 31 del 2019, ma anche alla legge del 21 maggio 2019, n. 43, che ha varato un’incisiva modifica dell’articolo 416-ter del codice penale in materia di voto di scambio politico-mafioso.

Lo scopo di difendere i cittadini più esposti alla violenza e ai soprusi ha guidato la costituzione all’interno del Ministero della Giustizia della squadra speciale per la protezione dei minori, che ha consentito di acquisire dati mai prima rilevati sugli affidi, consentendo la mappatura di una realtà che negli ultimi decenni è stata coinvolta in fatti gravissimi. In un anno e mezzo, cioè dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019, i minori collocati in ambiente terzo sono stati 12.338. Essendo il primo monitoraggio, mancano i termini di confronto con il passato. Dopo aver terminato la prima fase di raccolta e monitoraggio, l’attività della squadra speciale per la protezione dei minori proseguirà con l’elaborazione di proposte normative e con una interlocuzione con gli altri soggetti pubblici coinvolti, a partire dal Ministero per le Pari opportunità la famiglia e il Ministero della Salute. L’obiettivo sarà anche quello di fornire un contributo al dibattito parlamentare, che già ha ad oggetto alcune proposte di legge sul tema.
Per quanto concerne il tema delle ingiuste detenzioni, su mio diretto impulso, nei primi mesi del 2019 è stato ampliato lo spettro degli accertamenti dell’ispettorato generale sull’applicazione e gestione delle misure custodiali, estendendo la verifica a tutte le ipotesi di ingiusta detenzione, e non soltanto alle cosiddette scarcerazioni tardive. È la prima volta che il Ministero della Giustizia predispone in modo strutturale un simile capillare monitoraggio sulle ingiuste detenzioni. L’Ispettorato generale, nei primi mesi dell’anno 2019, ha provveduto all’acquisizione dei dati di flusso relativamente ai procedimenti iscritti nell’ultimo triennio, cioè 2016-2018, presso le corti d’appello, che permettono di valutare analiticamente l’incidenza delle domande indennitarie su base distrettuale, oltre che nazionale e aggregata per macro-aree omogenee. Sono in fase di elaborazione, come è noto, due ulteriori interventi normativi di particolare rilievo. In primo luogo, il disegno di legge recante nuove normative in materia di tutela penale degli alimenti, che recupera e aggiorna i lavori della Commissione “Caselli” della scorsa legislatura. Il coordinamento e la collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole ha consentito di scrivere un testo fondamentale, che è già pronto per l’approvazione in uno dei prossimi Consigli dei ministri. È stato invece già approvato, sempre in Consiglio dei ministri, il disegno di legge recante disciplina del divieto di pubblicizzazione parassitaria, il cosiddetto ambush marketing, che sarà in grado di accreditare l’Italia quale Paese all’avanguardia nella garanzia del corretto svolgimento delle manifestazioni anche attraverso la tutela degli interessi commerciali degli sponsor, degli operatori e delle federazioni che organizzano i predetti eventi. È stato presentato in Parlamento, nello specifico al Senato, il disegno di legge sulla magistratura onoraria, che valorizza il contributo fondamentale che la magistratura onoraria ha sempre fornito al sistema giustizia, e che, come tale, è meritevole di un riconoscimento giuridico netto. Auspico che il percorso parlamentare rappresenti l’occasione per arricchire il testo di norme migliorative di quello originario, laddove il Parlamento lo riterrà.

Quando parliamo di protagonisti del sistema giustizia parliamo ovviamente anche degli avvocati, ecco perché ho inteso porre tra gli obiettivi del Ministero il rafforzamento del cosiddetto equo compenso, che riguarda non solo la sfera economica ma ancor prima quella della dignità professionale dell’avvocatura, elemento cardine del sistema di garanzia dei diritti e dei cittadini. A tal fine è stato stipulato nel mese di luglio 2019 un protocollo istitutivo di un nucleo centrale di monitoraggio della legge sull’equo compenso, che ha lo scopo proprio di segnalare concretamente le violazioni dell’attuale disciplina. È già stato depositato in Parlamento, al Senato, anche il disegno di legge costituzionale per l’inserimento nell’articolo 111 della Costituzione dei principi in materia di funzione e ruolo dell’avvocato. Non mi permetto e non mi permetterei mai di invadere gli spazi parlamentari, soprattutto se si considera che stiamo parlando di una proposta di modifica di rango costituzionale, mi sia soltanto consentito di sottolineare che una norma di questo tipo consentirebbe di riconoscere e consacrare la fondamentale funzione sociale, prima ancora che giuridica, dell’avvocato.

È ormai noto, inoltre, che all’interno della maggioranza si è aperto un vero e proprio cantiere, oggi in corso, avente ad oggetto due proposte di riforma, una relativa al processo penale l’altra concernente il Consiglio superiore della magistratura e la magistratura. Per quanto riguarda quest’ultima, posso anticipare che la finalità è quella di garantire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, rafforzando anche in tal senso la separazione tra la politica e la magistratura stessa. La bozza in questione – perché di bozza stiamo parlando – affronta anche il tema del sistema elettorale per le elezioni dei componenti del CSM, su cui la maggioranza appunto si sta confrontando, ma tra i principi sottesi a questa riforma c’è quello di escludere qualsiasi forma di influenza, incidenza o inquinamento di normali dinamiche dovute alle cosiddette degenerazioni del correntismo.

Per quanto concerne invece il progetto di riforma del processo penale, lo scopo è quello di intervenire con una serie di misure che finalmente possano ridurre i tempi dei processi garantendone la ragionevolezza oltre che i diritti di tutte le parti coinvolte. Tra l’altro, mi preme sottolineare in questa sede che in questo momento c’è questo cantiere aperto sulla riforma del processo penale, all’esito del quale verrà ripreso il tavolo che era stato precedentemente sospeso su un testo molto vecchio e che invece dovrà aggiornarsi con tutti gli addetti ai lavori a cui accennavo prima.

Mi preme sottolineare come tutti i progetti di riforma vengono sottoposti al confronto tra addetti ai lavori, e che da quest’anno è stata istituita presso il Dipartimento degli affari di giustizia una squadra di monitoraggio sull’applicazione delle leggi in materia di giustizia approvate in Parlamento in questa legislatura.

Quanto al settore internazionale, in primo luogo, segnalo l’attenzione altissima nei confronti dei rapporti internazionali in sedi multi o bilaterali, soprattutto per quanto concerne la prevenzione del terrorismo, il rientro di terroristi latitanti all’estero e l’espulsione di detenuti affinché scontino la pena nel loro Paese d’origine. Ho già avuto modo di individuare i passi avanti che il nostro ordinamento ha compiuto nella lotta alla corruzione e i relativi riconoscimenti ottenuti nei consessi degli organismi internazionali di monitoraggio e controllo. Rimando alla relazione depositata tutti gli approfondimenti specifici.

In questa sede, voglio ricordare che alla conferenza ONU sull’anticorruzione del dicembre 2019 il tema del recupero dei beni confiscati ha avuto un ruolo centrale ed è stata approvata una risoluzione che, proprio su proposta della delegazione italiana, prevede che gli Stati Parti si impegnino a considerare anche l’uso sociale dei beni confiscati.
Il potenziamento della lotta alla criminalità organizzata transnazionale è un obiettivo sempre prioritario che trova nella Convenzione di Palermo un imprescindibile strumento per un efficace contrasto ai più gravi fenomeni criminali; uno dei più importanti, se non il più importante, appuntamenti internazionali futuri è la Conferenza delle Parti della Convenzione di Palermo dal 12 al 16 ottobre; il ventesimo anniversario di questa Convenzione, che si basa su un’idea di Giovanni Falcone, è certamente un’occasione di riflessione generale sugli strumenti da rafforzare e migliorare nella lotta alla criminalità internazionale a livello internazionale. Ho concluso, Presidente, specificando chiaramente che la relazione è soltanto una sintesi, nei tempi che sono consentiti dal dibattito in Aula, della relazione che è stata depositata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva).

L’obiettivo sarà anche quello di fornire un contributo al dibattito parlamentare, che già ha ad oggetto alcune proposte di legge sul tema.
Per quanto concerne il tema delle ingiuste detenzioni, su mio diretto impulso, nei primi mesi del 2019 è stato ampliato lo spettro degli accertamenti dell’ispettorato generale sull’applicazione e gestione delle misure custodiali, estendendo la verifica a tutte le ipotesi di ingiusta detenzione, e non soltanto alle cosiddette scarcerazioni tardive. È la prima volta che il Ministero della Giustizia predispone in modo strutturale un simile capillare monitoraggio sulle ingiuste detenzioni. L’Ispettorato generale, nei primi mesi dell’anno 2019, ha provveduto all’acquisizione dei dati di flusso relativamente ai procedimenti iscritti nell’ultimo triennio, cioè 2016-2018, presso le corti d’appello, che permettono di valutare analiticamente l’incidenza delle domande indennitarie su base distrettuale, oltre che nazionale e aggregata per macro-aree omogenee. Sono in fase di elaborazione, come è noto, due ulteriori interventi normativi di particolare rilievo. In primo luogo, il disegno di legge recante nuove normative in materia di tutela penale degli alimenti, che recupera e aggiorna i lavori della Commissione “Caselli” della scorsa legislatura. Il coordinamento e la collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole ha consentito di scrivere un testo fondamentale, che è già pronto per l’approvazione in uno dei prossimi Consigli dei ministri. È stato invece già approvato, sempre in Consiglio dei ministri, il disegno di legge recante disciplina del divieto di pubblicizzazione parassitaria, il cosiddetto ambush marketing, che sarà in grado di accreditare l’Italia quale Paese all’avanguardia nella garanzia del corretto svolgimento delle manifestazioni anche attraverso la tutela degli interessi commerciali degli sponsor, degli operatori e delle federazioni che organizzano i predetti eventi. È stato presentato in Parlamento, nello specifico al Senato, il disegno di legge sulla magistratura onoraria, che valorizza il contributo fondamentale che la magistratura onoraria ha sempre fornito al sistema giustizia, e che, come tale, è meritevole di un riconoscimento giuridico netto. Auspico che il percorso parlamentare rappresenti l’occasione per arricchire il testo di norme migliorative di quello originario, laddove il Parlamento lo riterrà.

Quando parliamo di protagonisti del sistema giustizia parliamo ovviamente anche degli avvocati, ecco perché ho inteso porre tra gli obiettivi del Ministero il rafforzamento del cosiddetto equo compenso, che riguarda non solo la sfera economica ma ancor prima quella della dignità professionale dell’avvocatura, elemento cardine del sistema di garanzia dei diritti e dei cittadini. A tal fine è stato stipulato nel mese di luglio 2019 un protocollo istitutivo di un nucleo centrale di monitoraggio della legge sull’equo compenso, che ha lo scopo proprio di segnalare concretamente le violazioni dell’attuale disciplina. È già stato depositato in Parlamento, al Senato, anche il disegno di legge costituzionale per l’inserimento nell’articolo 111 della Costituzione dei principi in materia di funzione e ruolo dell’avvocato. Non mi permetto e non mi permetterei mai di invadere gli spazi parlamentari, soprattutto se si considera che stiamo parlando di una proposta di modifica di rango costituzionale, mi sia soltanto consentito di sottolineare che una norma di questo tipo consentirebbe di riconoscere e consacrare la fondamentale funzione sociale, prima ancora che giuridica, dell’avvocato.

È ormai noto, inoltre, che all’interno della maggioranza si è aperto un vero e proprio cantiere, oggi in corso, avente ad oggetto due proposte di riforma, una relativa al processo penale l’altra concernente il Consiglio superiore della magistratura e la magistratura. Per quanto riguarda quest’ultima, posso anticipare che la finalità è quella di garantire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, rafforzando anche in tal senso la separazione tra la politica e la magistratura stessa. La bozza in questione – perché di bozza stiamo parlando – affronta anche il tema del sistema elettorale per le elezioni dei componenti del CSM, su cui la maggioranza appunto si sta confrontando, ma tra i principi sottesi a questa riforma c’è quello di escludere qualsiasi forma di influenza, incidenza o inquinamento di normali dinamiche dovute alle cosiddette degenerazioni del correntismo. Per quanto concerne invece il progetto di riforma del processo penale, lo scopo è quello di intervenire con una serie di misure che finalmente possano ridurre i tempi dei processi garantendone la ragionevolezza oltre che i diritti di tutte le parti coinvolte. Tra l’altro, mi preme sottolineare in questa sede che in questo momento c’è questo cantiere aperto sulla riforma del processo penale, all’esito del quale verrà ripreso il tavolo che era stato precedentemente sospeso su un testo molto vecchio e che invece dovrà aggiornarsi con tutti gli addetti ai lavori a cui accennavo prima.

Mi preme sottolineare come tutti i progetti di riforma vengono sottoposti al confronto tra addetti ai lavori, e che da quest’anno è stata istituita presso il Dipartimento degli affari di giustizia una squadra di monitoraggio sull’applicazione delle leggi in materia di giustizia approvate in Parlamento in questa legislatura.

Quanto al settore internazionale, in primo luogo, segnalo l’attenzione altissima nei confronti dei rapporti internazionali in sedi multi o bilaterali, soprattutto per quanto concerne la prevenzione del terrorismo, il rientro di terroristi latitanti all’estero e l’espulsione di detenuti affinché scontino la pena nel loro Paese d’origine. Ho già avuto modo di individuare i passi avanti che il nostro ordinamento ha compiuto nella lotta alla corruzione e i relativi riconoscimenti ottenuti nei consessi degli organismi internazionali di monitoraggio e controllo. Rimando alla relazione depositata tutti gli approfondimenti specifici.

In questa sede, voglio ricordare che alla conferenza ONU sull’anticorruzione del dicembre 2019 il tema del recupero dei beni confiscati ha avuto un ruolo centrale ed è stata approvata una risoluzione che, proprio su proposta della delegazione italiana, prevede che gli Stati Parti si impegnino a considerare anche l’uso sociale dei beni confiscati.
Il potenziamento della lotta alla criminalità organizzata transnazionale è un obiettivo sempre prioritario che trova nella Convenzione di Palermo un imprescindibile strumento per un efficace contrasto ai più gravi fenomeni criminali; uno dei più importanti, se non il più importante, appuntamenti internazionali futuri è la Conferenza delle Parti della Convenzione di Palermo dal 12 al 16 ottobre; il ventesimo anniversario di questa Convenzione, che si basa su un’idea di Giovanni Falcone, è certamente un’occasione di riflessione generale sugli strumenti da rafforzare e migliorare nella lotta alla criminalità internazionale a livello internazionale. Ho concluso, Presidente, specificando chiaramente che la relazione è soltanto una sintesi, nei tempi che sono consentiti dal dibattito in Aula, della relazione che è stata depositata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva).

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