Crisi Economica – Aiuti e mercati, anatomia di un salvataggio

ciambella Salvataggio della Spagna, ecco come funziona. Il piano varato dall’Eurogruppo: ecco cinque risposte per capire la svolta del salvataggio di Madrid

1 Perché la Ue presterà 100 miliardi a tassi agevolati alle banche spagnole?

In questo modo si cerca di difendere l’euro dagli attacchi della speculazione internazionale, evitando che il «contagio» possa trasferirsi ad altri Paesi aderenti alla moneta unica: sia a quelli con difficoltà di indebitarsi sui mercati a causa di problemi economico-finanziari interni, sia a quelli considerati ancora solidi.

Una formula diversa rispetto a quella adottata per Grecia e Portogallo, dove gli aiuti sono stati assegnati direttamente agli Stati.

La Spagna sconta l’esposizione di molte sue banche nei prestiti al settore immobiliare, che hanno provocato una enorme bolla speculativa fondata sui prezzi delle case in continua ascesa. Per vari anni, soprattutto dopo il 2000, l’economia spagnola si è giovata della conseguente forte crescita. Ma la bolla è poi scoppiata. La crisi economica si è aggravata pesantemente. La disoccupazione ha raggiunto livelli record. Molti costruttori e acquirenti non sono stati più in grado di restituire i mutui alle banche, che in alcuni casi rischiano il fallimento. Interi complessi edilizi risultano invenduti, non completati o abbandonati.

Il governo ha ingigantito il suo debito pubblico per salvare le banche più in difficoltà. Ma la speculazione ha diffuso la paura di possibili insolvenze a catena facendo temere l’impossibilità di sostenere il sistema bancario con il denaro pubblico. I tassi d’interesse sui titoli di Stato spagnoli sono saliti a livelli insostenibili, le ultime aste hanno visto la soglia del 6% per le emissioni a lungo termine. Un tracollo del sistema bancario iberico si diffonderebbe in Europa perché perfino molte banche tedesche risultano pesantemente esposte in Spagna (oltre che negli altri Paesi a rischio). L’Ue, che ha già varato piani di salvataggio per Grecia, Portogallo e Irlanda, ha così iniziato a fare pressioni sul governo di centrodestra di Mariano Rajoy per convincerlo a chiedere un piano di salvataggio a Bruxelles. Il primo ministro Rajoy inizialmente ha resistito alle pressioni promosse soprattutto dalla Germania.

Venerdì scorso non ha accettato di chiedere la convocazione di un Eurogruppo straordinario. Ma il giorno dopo è stato convocato lo stesso d’urgenza e in teleconferenza, sempre su pressione di Berlino. Nella riunione dell’Eurogruppo che si è tenuta sabato, il ministro spagnolo Luis de Guindos ha accettato la soluzione di compromesso dei 100 miliardi per il salvataggio solo del settore bancario.

2 La decisione dell’Eurogruppo da chi verrà pagata?
Come i Paesi Ue si divideranno gli oneri? Le prime stime individuano in una quarantina di miliardi la somma urgente per salvare Bankia, per la quale si conteggia una necessità finanziaria pari a circa 19 miliardi di euro, e altre banche spagnole. Ma verifiche tecniche più approfondite sono attese entro il 21 giugno, data entro la quale dovrebbe concludersi una verifica contabile sulla situazione degli istituti, e in luglio-agosto. L’Eurogruppo ha incaricato la Commissione europea, la Banca centrale europea, l’Autorità bancaria europea e il Fondo monetario internazionale di Washington di eseguire una ulteriore valutazione quando arriverà la richiesta ufficiale di Madrid.

Varie analisi fanno temere che la stima iniziale di 40 miliardi potrebbe almeno raddoppiare. Si è così fissato prudenzialmente “fino a 100 miliardi”, che verranno elargiti dal fondo salva Stati europeo Efsf/Esm finanziato dai governi dell’eurozona. Gli aiuti non verranno versati direttamente allo Stato come nei precedenti piani di salvataggio per la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo. Confluiranno nel Fondo spagnolo per le ristrutturazioni ordinate delle banche (Frob), che intermedierà gli aiuti di Bruxelles destinati al sistema bancario nazionale. Il sostegno, dunque, non andrà direttamente al governo di Madrid, ma in modo indiretto, visto che le banche possiedono una gran parte del debito pubblico spagnolo, che è pari all’80,9% del Prodotto interno lordo.

3 Perché gli aiuti vanno al Frob, il Fondo per le ristrutturazioni bancarie, e non direttamente al governo?
I piani di salvataggio per Grecia, Spagna e Irlanda sono accompagnati dall’impegno dei rispettivi governi ad attuare una serie di misure di austerità, che nell’immediato spesso provocano effetti recessivi e forti tensioni sociali. Il governo di centrodestra di Mariano Rajoy ha vinto le elezioni promettendo di sapere come risolvere la crisi. In più è conscio che un ulteriore arretramento dell’economia spagnola, che già ha una disoccupazione record ben oltre il 20%, potrebbe provocare reazioni popolari pericolose. Ha così rifiutato ripetutamente di chiedere aiuti Ue, respingendo le pressioni di Bruxelles e della cancelliera Angela Merkel (decisa ad allontanare quanto più è possibile l’estensione del contagio all’economia e alle banche della Germania). Il compromesso trovato nell’ultimo Eurogruppo limita al settore bancario sia gli aiuti, sia i conseguenti impegni di risanamento e di austerità. Per questo si è deciso di utilizzare il Frob, entità tecnica del settore bancario e diversa dall’esecutivo politico di Madrid.

4 Questo prestito non aumenterà il debito spagnolo? A quali tassi è concesso?
Nell’Eurogruppo straordinario di sabato scorso i 17 ministri finanziari hanno definito solo un compromesso politico a grandi linee. Nella prossima riunione di questo organismo, in programma il 21 giugno prossimo a Lussemburgo, si dovrebbero passare a definire le condizioni tecniche dei prestiti agevolati «fino a 100 miliardi». Nella sostanza il governo spagnolo dovrebbe restare comunque responsabile e garante nel caso il Frob non fosse in grado di restituire il prestito alle scadenze concordate.

I tassi, come nei precedenti piani di salvataggio europei, faranno riferimento ai livelli di mercato. Ma saranno compatibili con l’obiettivo di aiutare un Paese membro in difficoltà finanziarie. E, sicuramente, non schizzeranno all’insù, come la speculazione sicuramente provocherebbe davanti a una richiesta della Spagna di 100 miliardi sui mercati. In sostanza c’è un po’ la stessa differenza tra chiedere un prestito a un amico o rivolgersi agli usurai quando si è con l’acqua alla gola. I tassi non potranno discostarsi molto dai livelli concordati nei piani di salvataggio per Grecia, Irlanda e Spagna. Già ora il governo di Dublino, che ha chiesto gli aiuti dell’Unione europea per affrontare principalmente le falle nel suo sistema bancario, ha fatto trapelare l’intenzione di rinegoziare i suoi impegni di austerità con Bruxelles, visto che la Spagna appare essere stata esentata dagli impegni di austerità. Va però considerato che la Merkel, dopo l’accordo all’Eurogruppo, ha ricordato puntigliosamente che i 100 miliardi non saranno concessi «senza contropartite». È, questo, un argomento molto sensibile tra i Paesi più virtuosi, come la Finlandia, che ha un rapporto tra debito e Pil intorno al 50%: un dato ben lontano da quello che succede nelle nazioni più in difficoltà.

5 È sufficiente questo aiuto per evitare il contagio ad altri Paesi dell’Eurozona?
La situazione è in evoluzione e ancora altamente imprevedibile. La crisi finanziaria ha avuto origine negli Stati Uniti dallo scandalo dei mutui immobiliari speculativi e dal crollo della banca Lehman. È stata tamponata dal governo Usa con enormi esborsi di capitali pubblici. La speculazione ha trasferito il contagio nei Paesi dell’eurozona con problemi di bilancio e difficoltà nel rifinanziare i propri debiti sui mercati. Dalla Grecia si è passati all’Irlanda, al Portogallo e ora alla Spagna, nonostante i piani di salvataggio europei. Non si può escludere che i problemi del sistema bancario spagnolo possano estendersi in Italia e in altri Paesi dell’eurozona. Un acceso dibattito è in corso da oltre due anni tra i capi di Stato e di governo dell’Ue proprio perché l’insieme di aiuti e di misure di austerità non si è rivelato risolutivo. La concessione al governo di Madrid appare un primo segnale di ripensamento sulla linea del rigido rigore, sostenuta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Vari governi, nel prossimo summit dei capi di Stato e di governo a Bruxelles il 28 e 29 giugno, intendono chiedere un concreto piano comune di rilancio della crescita e dell’occupazione proprio per difendere la stabilità dell’euro.

 

Ivo Caizzi, Corriere della Sera

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