Dal dire al fare, 6 proposte di sostegno alla famiglia

famiglie-numerose Le famiglie numerose credono nel futuro

Riceviamo e pubblichiamo 6 proposte di intervento dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose per il sostegno dei cittadini e delle famiglie. Si tratta di sei misure che, pur nel giusto rigore della fase attuale di spending review dello Stato italiano, rendono possibile un fisco più equo. Qui di seguito pubblichiamo le sei linee di intervento dell’ANFN:

  1. fiscalità della famiglia: situazione attuale, considerazioni e proposte;
  2. lavoro femminile e famiglia, innalzamento età pensionabile: proposte;
  3. tariffe “sociali” e famiglia: acqua, energia elettrica, gas-metano situazione attuale e proposte;
  4. ISEE e famiglia: situazione attuale e proposte;
  5. tariffa rifiuti (tarsu o tia);
  6. reddito che determina il famigliare a carico.

1) Fiscalità della famiglia. Attualmente il costo, rilevato facendo il calcolo a pari reddito per una coppia senza figli ed una coppia con figli, che il nostro stato identifica per il mantenimento dei figli è di 1,5 euro pro die (esempio: reddito 30.000 euro lordi; la coppia senza figli paga 6173,75 euro e la coppia con un figlio paga 5626,39. La differenza rappresenta il “valore” per il mantenimento del figlio e cioè 547,36 euro che diviso i 365 gg dell’anno fanno 1,5 euro al giorno, 45 euro al mese con cui deve vivere quel figlio). Lo studio finanziato dall’allora ministro del Welfare, Roberto Maroni, indicava il costo per allevare un figlio (che non significa la mera sopravvivenza fisica) tra i 500 e gli 700 euro/mensili. I comuni, per l’affido erogano cifre intorno ai 6.000 euro annuali. È facile intuire dove origina la povertà delle famiglie con figli certificata tutti gli anni dall’ISTAT.

La fiscalità familiare deve rispondere a semplici domande:

  • Cosa succede se nasce un figlio?
  • Cosa succede se il parto è gemellare?
  • Cosa succede se il figlio è diversamente abile?
  • Cosa succede se prendo i genitori anziani in casa?
  • Cosa succede se mi separo “virtualmente” o divento “coppia di fatto”?

I costi per il mantenimento del coniuge, dei figli o degli anziani a carico devono essere dedotti dal reddito per una quota pari alla soglia di povertà relativa determinata annualmente dall’ISTAT rapportata ai giorni di reale spettanza nell’arco del periodo d’imposta, e qualora la deduzione spettante non fosse goduta interamente a causa dell’incapienza del nucleo famigliare prevedere la possibilità di compensazione fra i coniugi od il rimborso anche parziale, analogamente a quanto avviene per le spese sostenute nell’esercizio delle attività professionali e imprenditoriali. Ciò comporterebbe un vantaggio fiscale per lo Stato in quanto le famiglie raccoglierebbero scontrini fiscali e fatture che oggi non vengono richieste per risparmiare l’IVA. Per evitare problemi di bilancio si propone di cominciare dai nuclei numerosi che sono pochi (le famiglie dai 4 figli in su sono stimate in 120.000) e “scalare” ogni anno di un figlio. 

Una seconda ipotesi potrebbe essere la copertura della differenza (per incapienza) utilizzando gli assegni famigliari adeguandoli nell’importo ed estendendoli agli autonomi.

2) Pensione per madri di numerosi figli. Non esiste alcuna differenza tra madri che hanno avuto più figli, e quindi contribuito alla crescita del Paese, e donne che hanno privilegiato il lavoro o comunque uno stile di vita non vincolato da impegni familiari. E’ necessario che venga riconosciuto, ai fini della pensione, un bonus (contributi figurativi) di due anni per ogni figlio cresciuto (naturale, adottato o in affido) per tutte quelle donne che hanno dedicato buona parte della loro vita a crescere i figli sacrificando parte della carriera.

3) Tariffe elettriche, gas, acqua. le tariffe in Italia per uso domestico sono gravemente inique perché strutturate in modo tale da penalizzare il consumo crescente considerandolo spreco senza considerare il numero di fruitori del servizio. È evidente che più le famiglie sono numerose e più energia elettrica, gas o acqua consumano; nella peggiore delle ipotesi, ci si aspetterebbe che il pagamento sia proporzionale al consumo, anche se tale ipotesi non terrebbe conto della funzione sociale svolta dalla famiglia. Di fatto invece le famiglie numerose pagano molto di più che proporzionalmente al loro consumo in quanto il costo per Kw, ad esempio, cresce rapidamente con l’aumentare del consumo medio mensile. Pertanto, mettendo al mondo un altro figlio o accogliendone uno in adozione o affido, tale scelta – di straordinaria e positiva portata per la società – comporterà una “punizione” da parte dello Stato che farà pagare questa scelta con l’aumento del costo per Kw, rinnegando nel contempo l’art. 31 della Costituzione (La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia … con particolare riguardo alla famiglia numerosa). E’ un fatto che oggi in Italia le tariffe siano state studiate per agevolare gli utenti che consumano poco, a prescindere dal loro reddito, mentre un vergognoso meccanismo – detto Recupero tariffario – fa sì che i Kw eccedenti il consumo medio mensile vadano ad erodere progressivamente, fino ad esaurimento, le quote di Kw che dovrebbero essere pagate con il primo e poi con il secondo e terzo scaglione tariffario, portandoli direttamente alla tariffa del quarto scaglione (il cui costo è triplo rispetto al primo). Se una famiglia numerosa potesse attivare presso la propria abitazione due contatori “prima casa”, invece che uno, a parità di consumi pagherebbe meno della metà (similitudine la cui logica viene peraltro utilizzata nelle “finte separazioni”). Per quanto riguarda gas e acqua, le modalità di tariffazione sono simili, perciò inique.
Chiediamo quindi:

1) Tariffe Elettriche

  • Proposta abolizione degli scaglioni,
  • Proposta introduzione del contatore domestico residente anche da 4,5 e 6kW 
  • fine delle discriminazioni, fine del Caos Bonus Elettrico, e struttura tariffe allineate con l’europa)

2) Tariffe GAS

  • Proposta abolizione degli scaglioni, fine delle discriminazioni, fine del Caos Bonus GAS, e struttura tariffe allineate con l’europa

Tariffe ACQUA

  • Proposta tariffa famiglie numerose (non c’entra il reddito) 
  • l’abolizione degli scaglioni (fine di tutto il caos),

4) ISEE. Dalla sua istituzione nel 1998 la scala di equivalenza non è mai stata modificata. Se si vuole una situazione equa che preveda una sostanziale parità nella situazione economico/patrimoniale pro capite (visto che i coefficienti sono calibrati sul numero di componenti il nucleo) i coefficienti sono da rivedere come da tabella sottostante. Fatto salve le variabili per i portatori di handicap non dovrebbero essere necessarie altre variabili.

ANFN-grafico

Con i coefficienti sopra evidenziati la situazione economico/patrimoniale procapite risulta parificata alla cifra prevista per un nucleo con due componenti.

5) TIA. la tassa è calcolata, per i privati, sul numero di componenti il nucleo e sulla superficie dell’abitazione. Anche in questo caso le famiglie numerose, numero di componenti e superficie dell’abitazione, pagano di più per numero e superficie. La tassa è totalmente a carico dei genitori.
 Proposta correzione decreto con tariffe procapite più eque e/o collegate al reddito.

6) Reddito che determina il famigliare a carico. E’ evidente che il reddito di 2.840,51 previsto nelle istruzioni del 730 per i famigliari da considerarsi non a carico è scandalosamente basso e fuori tempo (risale al 1987 se non erro). Questo induce al lavoro nero. Reddito plausibile per una indipendenza economica è di almeno 15.000 euro/anno. Conseguentemente credo si possa considerare un minimo di 7.500 che poi è la cifra prevista per il mantenimento dei figli nel libro bianco dell’allora ministro del welfare Roberto Maroni (cifra compresa fra i 6000 e 8000 annui)

L’Italia dedica alla famiglia lo 0.9 del PIL contro una media europea del 2.4, Germania e Francia sono rispettivamente al 3.4 ed al 3, la Danimarca al 3.7 la Norvegia va oltre il 7%, la Gran Bretagna il 2.4 ed infatti ha dovuto introdurre il baby bond.

Per il nostro stato un lavoratore dipendente con 25.000 euro di reddito (non comune) che spende mediamente 16.000 euro per mantenere due figli, può fruire di un risparmio di 1.000 euro; se la stessa cifra viene versata nelle casse dei partiti il risparmio sale a 3.000 euro. La cosa peggiora col crescere del reddito: se si considerano entrate di 91.000 euro e si spendono 32.000 euro per 4 figli non c’è attualmente nessun riconoscimento fiscale per tale spesa (reddito alto) mentre se la stessa cifra ( e cioè i 32.000 euro dei quattro figli) viene erogata ad uno o più partiti politici l’esborso è premiato con un risparmio fiscale di 6.080 euro.

La penalizzazione dei figli è ancora più generalizzata, perché il sistema fiscale applica una logica universalistica, e cioè concede pari agevolazioni a tutti i cittadini, senza limiti di reddito, quando si parla di ristrutturazioni edilizie, di rottamazioni varie ecc…… (vedi il caso dell’on. Zanettin 2002).

Alessandro Soprana
responsabile contatti politici Associazione Nazionale Famiglie Numerose
corso Italia 53/d
36078 Valdagno (VI)
320 11 65 291

 

veneto@famiglienumerose.org

 

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