Decreto rinnovabili elettriche: le modifiche richieste dalle Regioni

 

energia-rinnovabile Sul decreto rinnovabili elettriche le Regioni hanno chiesto l’impegno dei ministeri per recepire alcune disposizioni ‘imprescindibili’, come specificato nella versione licenziata post Conferenza Unificata che pubblichiamo. Tra le richieste: innalzamento a 6 mld di € del costo annuale cumulativo incentivi e soglie più alte per i registri.

Quali sono gli elementi ‘imprescindibili’ che la Commissione Politica Ambiente ed Energia ha richiesto esplicitamente sul decreto ministeriale riguardante le altre rinnovabili elettriche? È bene saperlo per valutare poi quali saranno le disposizioni che verranno incorporate effettivamente nel decreto. Cerchiamo qui di elencarne alcuni.

I principi che vengano stressati nella versione licenziata (vedi pdf allegato in basso) ieri dalla Conferenza Unificata sono, tra gli altri, la semplificazione, la giusta remunerazione degli investimenti e il rispetto degli obblighi europei al 2020.

Un altro punto “imprescindibile” per le Regioni, che hanno dato parere favorevole ma condizionato da alcuni punti fermi da recepire, concerne il costo indicativo cumulato di tutte le tipologie di incentivo degli impianti a fonte rinnovabile, con esclusione di quelli fotovoltaici: si richiede che passi dal limite di 5,5 miliardi di euro annui della bozza ministeriale a 6,0 miliardi.

Si vogliono anche rivedere i contingenti annuali per i registri e per le aste. Sui registri per l’eolico si passerebbe da 50 a 100 MW per il 2013, 2014 e 2015; mentre per le biomasse, da 145 a 200 MW. Per le aste c’è un leggero incremento per l’eolico onshore, che va da 500 a 600 MW per i tre anni, e per le biomasse da 95 a 120 MW.

Per l’idroelettrico, in coerenza con l’introduzione del limite di soglia a 3 MW (vedi sotto), si propone una rimodulazione del contingente incentivabile sia per quanto riguarda il registro (al ribasso) che l’asta (al rialzo).

A proposito di aste vengono confermate per gli impianti superiori a 5 MW, ma si richiedono delle eccezioni che vengono così specificate:

  • per gli impianti idroelettrici, come detto, si porta la soglia a 3 MW di potenza nominale di concessione;
  • per gli impianti geotermoelettrici, la soglia si mantiene a 20 MW;
  • ma soprattutto, per gli impianti eolici, la soglia per le aste viene innalzata a 20 MW.

Tuttavia queste soglie non si applicano agli impianti soggetti a rifacimento.

Per quanto riguarda i registri, si chiede l’eliminazione della soglia superiore ai 50 kW per modularla in base alle diverse tecnologie.

Per gli impianti eolici con potenza fino a 100 kW.

Per gli impianti idroelettrici con potenza fino a 100 kW, la soglia è elevata a 250 kW se sono impianti:

  • realizzati su canali o condotte esistenti, senza incremento di portata derivata;
  • che utilizzano acque di restituzioni o di scarico;
  • che utilizzano il DMV al netto della quota destinata alla scala di risalita, senza sottensione di alveo naturale.

Per gli impianti alimentati a biomassa di cui all’Art. 8 comma 4, lettere a) e b) con potenza fino a 200 kW e gli impianti alimentati a biogas con potenza fino a 250 kW.

Per gli impianti in cui proponente è un ente pubblico o un soggetto sottoposto a procedure di evidenza pubblica, fino a un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi pari a 250 milioni di euro.

Per gli impianti alimentati a biomassa di cui all’Art. 8 comma 4, lettere a) e b) di potenza inferiori a 1 MW (in alternativa fino a 600 kW) e gli impianti alimentati a biogas con potenza fino a 350 kW.

Sul solare termodinamico le riduzioni delle tariffe incentivanti previste nella bozza ministeriale vengono posticipate di due anni, ma non viene riconosciuta la tariffa incentivante se realizzati in aree classificate agricole dagli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale.

Ci sono poi specifiche modifiche, sempre fondamentali per le Regioni, sugli impianti alimentati a biomasse e a biogas e la natura e composizione del combustibile al fine di determinare la tariffa incentivante di riferimento (articolo 8).

Un’altra richiesta delle Regioni riguarda il contributo al GSE degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, anche già in esercizio e con eccezione degli impianti ammessi al provvedimento Cip 6/92: a decorrere dal 1° gennaio 2013 il contributo è di 0,03 c€ per ogni kWh di energia incentivata. Ma in ogni caso, il contributo annuo non può comunque essere superiore a 5.000 € per impianto.

Infine, il Ministero dello Sviluppo Economico si impegna a proporre una norma di salvaguardia per il periodo transitorio con l’introduzione di un passaggio graduale dal vecchio al nuovo regime incentivante, ma solo per gli impianti già autorizzati.

 

 

Decreto rinnovabili elettriche: le modifiche richieste dalle Regioni

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