FORWARD!

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fareCentro, con le associazioni collegate e gli amici della redazione, ha sin qui prodotto per lo più analisi, documenti, informazione.

Ne abbiamo discusso e abbiamo deciso che è il momento di aprire un dibattito più preciso e politico, sul tema dell’Udc e della costruzione della Lista per l’Italia.

Inizio io.

*   *   *

Le elezioni americane sono state un grande evento globale e le analisi continueranno per giorni.

Io ho seguito le precedenti elezioni come osservatore OSCE in Usa ed in effetti il clima è elettrizzante.

Se ora dovessi limitarmi ad isolare tre elementi direi: 1) si, si vince al centro, la competizione elettorale è stata centripeta non centrifuga; 2) molto entusiasmo ma ha votato, al solito, meno del 55 per cento degli americani e nessuno dei commentatori è svenuto, come avviene da noi per la crescita dell’astensionismo; 3) i leader parlano al Paese, di problemi, di lavoro, di speranza e chi perde stringe la mano a chi vince. È un contesto più pragmatico, meno ideologico, meno ossessionato dai tatticismi, che parla di policies più che del teatrino politics. E già dal giorno dopo c’è collaborazione tra i due partiti per abbattere il fiscal cliff, la barriera di tasse per ridurre il debito pubblico.

Ha vinto Barak Obama, bene anche per l’Europa: forward!

Da noi è un po’ diverso. Dopo la caduta del governo Berlusconi-Bossi e la miracolosa nascita del governo Monti si è fatto un pezzo di strada importante per recuperare rigore nel risanamento finanziario dei conti pubblici e prestigio in sede europea e internazionale.

Riforme importanti, impensabili in così poco tempo, da attuare e sviluppare nel tempo riducendo certo il peso fiscale e riprendendo al più presto la via della crescita. Le politiche recessive non sono sostenibili per un tempo lungo.

Ma con quale governo, quale futuro politico per l’Italia, si chiedono tutti, a partire dai big players dei mercati finanziari?

Noi dell’Unione di Centro abbiamo indicato una via per il futuro, quella dell’alleanza tra moderati e progressisti per il governo responsabile dell’Italia.
Come Moro, in altro momento storico, riteniamo che nuovi tempi si annunciano, tempi difficili, in cui occorrono una democrazia inclusiva, più forte, e un governo di alleanza tra le principali culture politiche del Paese.

È una prospettiva realista, ragionevole, coerente con le esigenze dell’Italia.

D’altronde anche in USA la Camera è a maggioranza repubblicana e il Senato democratico. In Germania popolari e socialdemocratici hanno governato insieme e si apprestano a tornare a farlo. Nella patria del two system party,l’Inghilterra, l’alleanza con i liberali è essenziale per il governo. Anche in Italia abbiamo bisogno di una fase nuova, costituente, di riforme solide e condivise.

Noi riteniamo di interpretare questa proposta sulla base di due elementi: il primo, di continuità con l’agenda e l’azione del governo Monti; il secondo, di discontinuità con l’attuale assetto dei partiti, ormai consunto, dando vita ad una Lista per l’Italia che unisca liberaldemocratici e associazioni del volontariato cattolico e laico, buona politica e nuove proposte e presenze.

In questo senso rivolgiamo un appello sincero a tutto il campo dei moderati e dei riformatori e anche agli amici del Pdl che sentono da tempo esaurita quella proposta di governo e tradito lo spirito della “rivoluzione liberale” delle origini.

Questa nostra proposta politica, di grande valore per l’Italia in un momento difficile, merita di essere interpretata con coerenza, con capacità, con entusiasmo, merita di convincere e di vincere.

La necessaria riforma elettorale impone forse qualche tatticismo, qualche asprezza, e come ha ben ribadito Casini, noi “non siamo sudditi di nessuno”. Tuttavia la direzione di marcia non può essere smarrita.

Come si può pensare o, peggio, far pensare ai cittadini italiani, che stiamo aspettando le decisioni di Alfano e La Russa per fare, forse, un qualche partito con loro, in nome di un mitico PPE italiano?

Dopo 54 “fiducie” votate contro di loro dovremmo smentire noi stessi, la nostra stessa politica di questi anni, per andare in soccorso ad un partito allo sbando? Sarebbe questo il rinnovamento che offriamo agli italiani?

Le recenti dichiarazioni di Alfano (“mai un Monti bis”, “mai una collaborazione con Bersani”) sembrano chiudere definitivamente ogni pretesto.

Ora non possiamo restare fermi, terrorizzati dall’antipolitica, pensando di essere salvati dal treno di Montezemolo e dal new look di Giannino. È ovvio che occorre aprire le liste a personalità, ex ministri del governo Monti, dirigenti di associazioni professionali, sindacali, del mondo cattolico, è ovvio e normale, occorre farlo con responsabilità e spirito di innovazione, senza attendere che altri si intestino la qualifica del “nuovo” e della “qualità”.

E dovremo esprimere un giudizio anche sul simbolo e le intese per una lista comune, aperta.
Occorre dunque riprendere con più vigore l’iniziativa sapendo che l’Udc per l’Italiadeve tendere al rinnovamento ma non può cambiare schema di gioco, non ha il tempo né il phisique du role: le nostre proposte all’Italia sono la politica di serietà e rigore di Monti e l’alleanza tra moderati e progressisti per il governo del Paese.

Ma questa alleanza va fatta prima delle elezioni o dopo? A questa domanda si possono dare risposte diverse, dipende dalla legge elettorale e dal calcolo delle convenienze politiche.

C’è chi sostiene che è preferibile un’alleanza dopo il voto perché in questo modo si salvaguardano meglio le identità e le proposte politiche ma la legge elettorale (primo rischio) potrebbe contenere premi maggioritari o di governabilità e la competizione elettorale (secondo rischio) potrebbe acuire le distanze e le conflittualità tra le forze politiche poi chiamate ad allearsi anche perché negli ultimi venti anni, in definitiva, gli elettori si sono abituati a votare secondo lo schema duale bipolare, o di qua o di là, e un voto proporzionale al partito o alla lista dovrebbe essere poi “filtrato” da un parlamento che si annuncia indebolito nelle sue (essenziali) funzioni di mediazione politica. Insomma, si vota ancora per un’idea di governo non per il singolo partito.

Dovremo tenerlo presente anche se andremo da soli alle prossime elezioni del 2013, perché un’alleanza politica credibile non si costruisce, agli occhi dei cittadini, sulla base del ricatto dei numeri.

Viceversa, un’alleanza tra Lista per l’Italia e Partito Democratico alle elezioni, può spingere verso la maggiore coesione e la maggiore stabilità, anche attraverso la redistribuzione del premio di maggioranza.
Sono valutazioni che dovremo fare nelle prossime settimane, la fiducia in Casini e Cesa è totale, ma certo è giusto un dibattito più ampio, costruttivo.

Ma ciò che non può essere in discussione sono due elementi:

  • che Bersani, vincendo le primarie, deve garantire l’irrilevanza politica della sua corrente di sinistra (Sel) rispetto al programma e alla stabilità di governo;
  • che la Lista per l’Italia sarà un soggetto riformatore liberaldemocratico, di ispirazione cristiana, centrale e coerente per l’alleanza di governo del Paese.

Noi dobbiamo coltivare questo disegno con una politica che sia in grado di incontrare il Partito democratico lungo questo percorso, creando frames comuni, una empatia e una simpatia del progetto comune di governo e, anche nel nome della nostra diversità, ricordare a Bersani l’impegno assunto. Ma dobbiamo mostrare di crederci in questa nostra politica!

Coltivare nella chiarezza un comune progetto vuol dire, ad esempio, che mentre il Pd organizza le primarie nelle realtà locali o regionali, noi organizziamo le “primarie delle idee” che abbiamo lanciato a Chianciano, per selezionare idee e programmi di governo, tra i cittadini, le categorie, nei mondi di riferimento più vicini.
È un progetto ora di grande attualità in Lombardia nel momento i cui Umberto Ambrosoli si svincola giustamente da “primarie di partito” per aprire ad un grande concorso di idee, in un originale nuovo patto civico. Un progetto a cui potrebbe dare un rilevante contributo anche una personalità come Albertini, libero dal soffocante abbraccio di Formigoni e del Pdl lombardo ormai allo sbando.

Significa non smarrire la bussola e il senso della nostra proposta che parla al Paese, agli italiani in difficoltà, non alla vecchia politica.

Vuol dire cento altre cose ancora… e una, in particolare: con il vecchio Pdl mai!

È il momento dell’unità, della responsabilità, della generosità. Ci piacerebbe avere qualche vostra considerazione, proposta, idea.

Il dibattito è aperto. Forward!

di Pierluigi Mantini

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