I tagli: basta voli di Stato e consulenze

 

tagli monti

Ministri in treno, o su normali voli di linea per Madrid o Bruxelles: funziona già così da parecchie settimane.

La spending review è già partita a Palazzo Chigi e nel giro di una settimana, massimo dieci giorni, scatterà negli altri ministeri, si spera con lo stesso tenore. Il governo Monti dopo l’emergenza, le liberalizzazioni e il mercato del lavoro mette mano al delicato tema degli sprechi e della razionalizzazione della spesa pubblica. 

A dare l’esempio è la macchina di Palazzo Chigi che ha compiuto una stretta a 360 gradi sulle spese. I voli di Stato, per ministri e sottosegretari, di fatto non esistono più: la riduzione è stata del 90 per cento. “Perché si autorizzi il decollo di un aereo di Stato ci devono essere delle circostanze logistiche veramente eccezionali”, spiega il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Presto Palazzo Chigi si libererà anche della flotta dei Canadair che passerà ai Vigili del Fuoco e la prossima settimana il varo della riforma della Protezione civile porterà maggiore efficienza e l’abolizione del sistema delle spese a piè di lista.

Sempre nel pacchetto della spending review di Palazzo Chigi spicca la riduzione del 50 per cento delle dirette collaborazioni (gabinetti e segreterie), l’abolizione delle spese di rappresentanza e per convegni; prevista anche la riduzione dei dipartimenti e già molti capi delle strutture sono stati ricollocati. Vera e propria “strage” di consulenti esterni: ne sono rimasti il 25-30 per cento.

La task force. Ora la palla passa a Piero Giarda, il grande esperto di conti pubblici, ministro per i Rapporti con il Parlamento, che nel giro di una settimana dovrebbe consegnare il rapporto sulla spending review, nel quale saranno indicati metodo e obiettivi della razionalizzazione della spesa. Interni e pubblica istruzione sono già pronti, in via di definizione la Difesa. Per collaborare, sul piano tecnico, con Giarda, ci sarà una task force di 7-8 funzionari, chiesti dallo stesso ministro, e oggetto del semaforo verde da parte del governo. Una volta presentato il rapporto, spiegano ambienti dell’esecutivo, saranno i ministri – dai quali è emerso già qualche malumore, anche se il ministro Corrado Passera ha detto che c’è anche “grande voglia, grande disponibilità” ad individuare i possibili risparmi – ad impostare le politiche anti-sprechi sulla scia di quanto è già stato fatto dalla macchina di Palazzo Chigi.

Privatizzazioni e Sanità. Questa prima fase di risparmi consentirà tagli in tutti i dicasteri già da quest’anno che potranno essere recepiti nell’assestamento di bilancio di giugno. Il colpo decisivo arriverà con la legge di Stabilità del prossimo anno, che probabilmente sarà varata prima dell’estate, e che consoliderà le indicazioni della spending review. Un timing serrato che tuttavia, vista l’esigenza di mantenere la guardia alta sui conti pubblici, investirà anche la definizione del programma di dismissioni statali cui sta lavorando il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli. Mentre l’occhio resta puntato anche sulla sanità: dai tavoli di rientro dal debito delle Regioni e dai commissari non sembrano giungere segnali allarmanti ma è chiaro che dalla prossima legge di stabilità si faranno i conti con l’entrata a regime dei costi standard che dovranno uniformare le spese dell’intera Penisola alle tre regioni più “virtuose”.

 

Roberto Petrini, La Repubblica

 

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