La sanità low cost su Internet? Nulla di male se rispetta le regole

Tratto da Nazione del 23 novembre 2011

Di Valerio Baroncini

Il Ministro Balduzzi non boccia le offerte di prestazioni mediche via web

BOLOGNA

L’ORDINE dei medici di Bologna contro le offerte sanitarie low cost: il Ministero dice sì o no alla crociata?

«Quella dell’Ordine emiliano è una scelta molto positiva: così si riconducono i medici a un rapporto con l’utenza più corretto. Non dobbiamo però demonizzare le offerte on line e la pubblicità sanitaria, se ben organizzate e trasparenti». Renato Balduzzi, 56 anni, è da pochi giorni alla guida del dicastero della Salute: alessandrino, cattolico, il costituzionalista è stato nel 2007 anche consigliere giuridico del ministro Bindi ed è uno dei massimi esperti di organizzazione sanitaria e costi delle strutture ospedaliere.

Tra le prime grane sul suo tavolo c’è proprio il frastagliato pianeta della medicina a basso costo. Con il dibattito deflagrato dopo che il QN ha raccontato del ‘processo’ ai quindici medici bolognesi in vetrina sul sito internet di offerte Groupon.

Ministro, cosa pensa delle pubblicità mediche?

«Il decreto legge Bersani del 2006 disciplina la pubblicità sanitaria e ha abolito le vecchie norme che la regolavano, dando ai singoli Ordini professionali il compito di vigilare sulla correttezza professionale».

La situazione però è confusa.

«Ma le regole ci sono. La pubblicità deve essere vera, presentare offerte basate su criteri scientifici e trasparenti. Non deve essere insomma equivoca. C’è un codice etico a cui attenersi e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha delle apposite linee guida. A queste bisogna sempre guardare».

Quindi proporre offerte anche in sanità è lecito?

«Presentare pacchetti sul web non vuol dire che questi siano insicuri. L’importante, però, è che vengano proposti secondo i criteri stabiliti dagli Ordini professionali di appartenenza».

Un esempio?

«La parola chiave è appropriatezza. Anzi sono due: appropriatezza e trasparenza. Il cittadino deve accedere a prestazioni sanitarie di cui abbia effettivo bisogno. Le offerte di esami completi con la Tac, così siamo più concreti, vanno verificate. C’è effettivo bisogno della Tac? Davvero in quel singolo caso si deve fare l’esame, o invece si tratta di un eccesso?».

Ma chi deve controllare?

«Gli Ordini professionali. Ecco perché l’iniziativa di Bologna è molto positiva».

Resta però il fatto che con la crisi molti cittadini non possono permettersi di pagare prestazioni sanitarie a costi elevati e, spesso, le liste d’attesa obbligano a rivolgersi ai privati. Su Internet tutti inneggiano a Groupon. Come se ne esce?

«Se ben organizzate, queste offerte on line possono essere positive perché costringono il resto delle strutture a diminuire i costi».

Il ‘mercato’ può quindi scendere a livelli più bassi?

«Di certo il cittadino può e deve scegliere. Ma c’è una condizione fondamentale in questa discussione».

Quale?

«Le regole vanno rispettate e gli Ordini devono continuare a vigilare. Non bisogna indurre il cittadino in equivoci. Vanno rispettate tutte le norme igienico-sanitarie».

Quindi le pubblicità non sono sempre da condannare.

«Le offerte non devono essere strumentali e indurre a pensare ad altre situazioni. Questo sarebbe davvero grave. In sintesi, non bisogna prevedere trattamenti non necessari e tutto deve restare inquadrato nelle regole previste dal codice deontologico e dall’Ordine professionale di appartenenza».

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