L’allarme del Fmi “Con la crisi europea frenata mondiale”

fondo monetario internazionale “Stop alle rigidità tedesche, serve una Ue solida”, per l’Italia lo scenario peggiora: nel 2013 Pil a -0,7%  

La crescita globale rallenta a causa della crisi europea e dei timori sull’America, l’Eurozona però è sulla strada giusta e deve per questo accelerare sull’integrazione fiscale, a cominciare dalla ricapitalizzazione delle banche in Spagna e Italia.

Dal canto suo, la Germania deve abbandonare la rigidità delle sue posizioni e contribuire a costruire un’Europa davvero unita: sono questi i messaggi centrali contenuti nel World economic Outlook pubblicato dal Fondo monetario internazionale in coincidenza con l’odierno inizio della sessione annuale che, per la prima volta, si svolge non a Washington bensì a Tokio.

Rispetto alle previsioni di luglio l’economia globale si è ulteriormente indebolita e i rischi aumentano: la crescita del Pianeta quest’anno si fermerà al 3,3 per cento e nel 2013 non andrà oltre il 3,6, con una revisione al ribasso dello 0,2, soprattutto a causa della frenata dei Paesi più industrializzati che chiuderanno il 2012 con un progresso dell’1,3, rispetto all’1,6 del 2011 ed al 3 per cento del 2012. Ma anche i Paesi emergenti segnano il passo con una previsione di crescita del 5,3 per cento, rispetto al 6,2 dello scorso anno, dovuto all’indebolimento coincidente di Cina, India, Russia e Brasile.

Da qui un commercio globale che continua a indebolirsi: crescerà quest’anno appena del 3,2 per cento rispetto al 5,8 del 2011 ed al 12,6 del 2010. «Crescita bassa e incertezza nei Paesi più industrializzati – commenta il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, nell’introduzione al documento – provocano conseguenze nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, sia attraverso il commercio che la finanza».

Ma la situazione potrebbe andare anche peggio perché, spiegano tanto il World Economic Outlook che il parallelo Global Financial Stability Report, tali previsioni si basano sull’attesa che «la crisi dell’euro venga tenuta sotto controllo» e «gli Stati Uniti agiscano» per evitare a fine anno il «fiscal cliff» ovvero il corto circuito fra aumento delle tasse e tagli alla spesa pubblica. In cima alle preoccupazioni del Fmi resta comunque l’Eurozona il cui pil nel 2012 declinerà dello 0,4 – con una revisione al ribasso dello 0,1 – e crescerà nel 2013 di appena lo 0,2, con un indebolimento dello 0,5 rispetto a luglio.

L’Italia in particolare vedrà il pil regredire del 2,3 quest’anno e dello 0,7 nel 2013 con un indebolimento dello 0,4 in entrambi in casi rispetto al dato precedente. «Spagna e Italia devono procedere nei piani di aggiustamento per ripristinare competitività ed equilibrio fiscale e per mantenere la crescita» osserva Blanchard, sottolineando che «per riuscirci devono riuscire a ricapitalizzare le banche senza aumentare i rispettivi debiti sovrani e devono essere in grado di acquistare danaro a tassi ragionevoli».

Si tratta di «un mosaico» di mosse che resta in bilico ma il Fmi esprime la speranza che «il peggio possa essere alle nostre spalle» perché «c’è stato un chiaro cambiamento di attitudine in Europa sulla costruzione della nuova architettura capace di attutire eventuali shock». Da qui però l’auspicio che tale processo, diretto verso l’unione monetaria, porti in breve termine alla «supervisione e risoluzione del processo di ricapitalizzazione delle banche a livello europeo» che viene individuata come il tallone d’Achille dell’Eurozona.

«La Banca centrale europea ha recentemente fatto la sua parte – si legge nel rapporto – adesso sta ai leader politici nazionali muoversi con l’attivazione dell’European stability mechanism, articolando un cammino credibile per ottenere l’unione bancaria e una maggiore integrazione fiscale».

 

Maurizio Molinari, La Stampa

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