Le proposte del CNEL: «Subito una banca dati anti-sprechi e basta trucchi con i redditi»

CNEL-logo Le proposte del CNEL per ridurre le uscite della pubblica amministrazione «L’Isee non basta. Bene riduzione delle province ma intervenire anche su Asl e uffici territoriali di governo»

Sul tavolo del governo, che questa settimana dovrebbe approvare il decreto sulla revisione della spesa pubblica, c’è anche un rapporto del Cnel, che lo stesso esecutivo, attraverso il ministro Piero Giarda, ha chiesto al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Un documento di 14 cartelle messo a punto dall’economista Maria Teresa Salvemini, ex direttore generale della Cassa depositi e prestiti, che in 21 punti contiene «Osservazioni e proposte» sulla spending review. Dal taglio dei dirigenti pubblici alla richiesta di legare una parte della loro retribuzione alla capacità di ridurre la spesa. Dalla costituzione di un sistema unico informatico di tutta la pubblica amministrazione, sul modello americano e inglese, alla centralizzazione degli acquisti. Dalla riduzione del numero delle Asl alla revisione dell’Isee.

Pubblico impiego
Su alcune proposte il governo sta già lavorando. Per esempio, il documento del Cnel sostiene che il numero dei dipendenti pubblici, circa 3 milioni e mezzo, non sia elevato, ma che si possono tagliare i dirigenti. I dati 2011 dell’Ocse, l’organizzazione dei 34 Paesi più industrializzati, dicono che rispetto a una media di statali del 15% della forza lavoro, l’Italia è al 14,3%. Ma c’è una cattiva distribuzione del personale: «Lo spostamento di funzioni dallo Stato centrale alle Regioni e agli enti locali avrebbe dovuto essere accompagnato da significative redistribuzioni degli addetti». E si suggerisce quindi la «riduzione delle province, delle Asl e degli uffici territoriali di governo». Inoltre si propone di intervenire sui costi della dirigenza, riallineando funzioni e livelli retributivi: «L’intera operazione va graduata nel tempo, utilizzando la mobilità». Il risparmio possibile «dipende dall’entità delle riduzioni, ovvero dal numero dei posti soppressi o riclassificati verso il basso». È noto che il governo sta ragionando attorno a un taglio del 20% dei dirigenti, utilizzando anche la messa in mobilità all’80% dello stipendio per due anni.

Pa e acquisti online
Sempre in tema di pubblica amministrazione, il Cnel propone di guardare agli Stati Uniti e al Regno Unito che «hanno sviluppato progetti che prevedono l’accessibilità online dei servizi di tutte le amministrazioni centrali e locali attraverso un unico ingresso». Si avrebbero notevoli risparmi su una serie di voci: logistica, hardware e software, costi di gestione. Inoltre «la metodologia del cloud computing (e quindi la completa esternalizzazione di hardware, software, servizi applicativi e banche dati a grandi centri specializzati) potrebbe consentire cospicui risparmi». Molto importante anche il capito sugli acquisti di beni e servizi. Centrale, secondo il Cnel, è il ruolo dell’e-procurement (piattaforme telematiche per gare e appalti di fornitura), una soluzione già adottata nel Regno Unito, «che, tra l’altro, si avvale di tecnologie italiane» e che consente «la maggiore partecipazione di potenziali fornitori e quindi maggiori possibilità di scelta da parte delle amministrazioni», contratti più veloci, elevata trasparenza e controllo, meno contenzioso.

Sanità
Anche qui si propone l’uso dell’informatica, per costruire una banca dati antisprechi che consenta di comparare il costo delle forniture, i giorni di degenza per una stessa patologia, le richieste di rimborso delle cliniche private. Utile, secondo il Cnel, anche la riduzione del numero delle Asl e il conseguente taglio dei dirigenti. Una «card sanitaria» personale potrebbe inoltre «evitare la replicazione di esami e test diagnostici» mentre la ricetta on line sia per i farmaci che per la diagnostica consentirebbe ulteriori risparmi ed eviterebbe «abusi e comportamenti anomali».

Isee
In materia di assistenza si propone invece la riforma dell’Isee, peraltro già prevista dal decreto salva Italia e che il governo adotterà a prescindere dal prossimo decreto sulla spending review. L’Isee è l’Indicatore della situazione economica equivalente, il cosiddetto riccometro che, ricostruendo la situazione reddituale e patrimoniale, serve per fruire di una serie di prestazioni (asili nido, case popolari, assegni di maternità e familiari, riduzioni sui trasporti, tariffe agevolate per luce e gas, mense scolastiche, tasse universitarie). Il documento del Cnel, dopo aver osservato che finora «l’assenza di controlli efficaci ha favorito la mancata dichiarazione della componente patrimoniale», suggerisce che «con l’introduzione dell’anagrafe dei conti correnti prevista dal decreto salva Italia sarebbe oggi possibile (previa soluzione di complessi problemi di tipo informatico) mettere a punto un Isee funzionante» ed «estenderne il campo di applicazione, in collegamento a un più generale riesame dei trasferimenti alle famiglie».

E proprio in attuazione dell’articolo 5 del salva Italia i ministeri del Lavoro e dell’Economia stanno preparando un decreto ministeriale per «migliorare la capacità selettiva dell’indicatore, valorizzando in misura maggiore la componente patrimoniale». Il nuovo Isee indicherà anche le agevolazioni e le prestazioni che non potranno più essere riconosciute a chi supera le nuove soglie che verranno stabilite. Obiettivo impedire che l’assistenza vada ai falsi poveri, fermando l’esplosione delle dichiarazioni Isee presentate, passate da poco più di 2 milioni nel 2002 ai 7,6 milioni del 2011. Per questo verranno potenziati i controlli attraverso l’incrocio delle banche dati.

 

Enrico Marro, Corriere della Sera

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *