Napolitano: «I partiti sono insostituibili ma devono estirpare il marcio»

napolitano partiti «Basta con i demagoghi di turno, niente elezioni a ottobre Bisogna cambiare legge elettorale e norme su finanziamenti» 

 

Appassionata difesa del ruolo «insostituibile» dei partiti a patto che «estirpino il marcio», dura requisitoria contro i «demagoghi di turno» dell’antipolitica, «no» allo scioglimento anticipato della legislatura, nuovo appelloper le riforme istituzionali a cominciare dalla legge elettorale. Sono i questi i punti basilari dell’intervento di Giorgio Napolitano nell’affollata e plaudente piazza del Popolo di Pesaro per la cerimonia del 67° anniversario della Liberazione.

Il richiamo alto e commosso alla Resistenza, al suo «volto unitario» e alla sua lezione ancora attuale è servito quasi come premessa ovvero come ispirazione per il monito di Napolitano. «Perché – egli spiega – dinanzi alla crisi che ha investito l’Italia e l’Europa abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza e abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile».

Ebbene su questo punto le parole sono state chiarissime. Quello di Napolitano è stato una sorta di coraggioso testamento politico di un uomo che ha dedicato alla politica gran parte della propria esistenza. E dice basta ai processi sommari, alle strumentalizzazioni.

«Ci si fermi a ricordare a riflettere prima di scagliarsi contro la politica», avverte il capo dello Stato che cita la toccante lettera di un 19enne antifascista, studente di Parma, condannato a morte e fucilato nel 1944 come testimonianza di chi era conscio sin da allora che «la cosa pubblica siamo noi».

«Oggi invece – incalza Napolitano – cresce la polemica e la rabbia verso la politica, si prendono per bersaglio i partiti come se ne fossero il fattore inquinante». Ebbene per non cadere in «abbagli fatali» bisogna ricordare che negli anni della Resistenza e nel secondo dopoguerra furono proprio i partiti «il corpo vivo e operante» della politica, i promotori della Costituente e della Carta costituzionale.

Certo, poi, con il tempo sono venute «stanchezze» e «degenerazioni». Diversi partiti sono scomparsi, ne sono nati di nuovi, tutti hanno mostrato «limiti» e compiuto «errori». «Ma rifiutarli in quanto tali dove mai può portare?», si chiede indignato Napolitano.

Dunque occorre impegnarsi «perché dove si è creato del marcio venga estirpato». I partiti devono ritrovare slancio ideale, tensione morale. Soggiunge Napolitano: «Senza abbandonarsi a cieca sfiducia e senza finir per ridare fiato a qualche demagogo di turno». Il capo dello Stato cita solo uno dei «demagoghi di turno», il fondatore dell’Uomo Qualunque post-bellico, Guglielmo Giannini. Ma è evidente che nel suo pensiero – anche se non lo cita – c’è il grillismo di oggi e il suo principale predicatore.

Naturalmente non bisogna essere sordi agli scandali e alla corruzione che investono la politica. Servono norme che sanciscano «regole di trasparenza e democraticità» nella vita dei partiti, compresi nuovi criteri, limiti e controlli per il loro finanziamento. Napolitano ricorda che da tempo egli insiste per le riforme istituzionali e politiche, a cominciare da una legge elettorale «che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti». Oggi si sono create le condizioni più favorevoli per giungere in Parlamento a «riforme condivise».

E’ possibile concordare soluzioni ormai «indilazionabili». Ecco perché la politica e i partiti, rinnovandosi decisamente, devono fare la loro parte e dare risposte ai problemi più acuti, confrontandosi con il governo «fino alla conclusione naturale della legislatura». Riferimento, quest’ultimo, alle ipotesi di voto anticipato a ottobre, evocate da più parti, che trovano evidentemente contrario lo stesso Napolitano. Il pensiero finale è rivolto ai giovani, all’assillo più grande: aprire per loro prospettive più certe e degne di lavoro. Ognuno deve fare la propria parte con realismo e senso di responsabilità per favorire la ripresa e il rilancio del Paese, traendo ispirazione proprio dall’esempio della Resistenza.

 

Paolo Cacace, il Messaggero

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