Rilancio del Sud decisivo per lo sviluppo

tratto da Il Sole 24 Ore del 10 dicembre 2011

Giuseppe Rosa

Tra le azioni per la crescita che il governo si accinge a intraprendere, ci si attende che uno spazio significativo venga riservato agli sforzi volti a correggere ritardi e squilibri territoriali che, per talune questioni – come l’occupazione giovanile – assumono ormai caratteristiche di vera e propria emergenza e allarme sociale.

Le prospettive del Paese non possono prescindere dalle potenzialità presenti nelle regioni meridionali: lo ha ricordato ripetutamente il presidente Giorgio Napolitano, quando ha voluto rimarcare l’importanza cruciale delle risorse umane e materiali del Mezzogiorno per una crescita stabile ed equilibrata dell’intero Paese, risorse che «sono la migliore carta di cui disponiamo per guardare con fiducia al futuro».

La manovra varata dal governo Monti contiene primi significativi interventi, come l’applicazione di uno sconto Irap rafforzato per favorire l’occupazione, soprattutto giovanile e femminile, nelle regioni meridionali. O, ancora, l’esclusione delle risorse del cofinanziamento nazionale dal calcolo del patto di stabilità interno (3 miliardi nel triennio 2012-14), il che dovrebbe facilitare l’accelerazione della spesa dei fondi strutturali e il loro pieno utilizzo.

Ma, su un piano più generale, occorrerà un’accurata verifica sullo stato di attuazione delle misure per il rilancio del Mezzogiorno, quanto meno per quei provvedimenti che sono stati varati nel corso degli ultimi dodici mesi, cioè dall’approvazione del Piano per il Sud ad oggi. Potranno, inoltre, essere utilmente presi a riferimento gli ultimi atti del precedente governo, vale a dire la lettera di fine ottobre del presidente del Consiglio alle istituzioni comunitarie e le successive intese sottoscritte dal ministro Fitto con i Governatori delle Regioni meridionali e con il Commissario Johannes Hahn per assicurare un pieno utilizzo dei fondi strutturali europei. I principi guida cui si ispirano questi atti – che Confindustria fu tra i primi ad indicare come irrinunciabili per rilanciare l’economia meridionale – sono stati richiamati dal nuovo ministro Barca nell’esposizione delle linee programmatiche del suo dicastero alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato: revisione dei programmi e rimodulazione delle risorse; concentrazione degli interventi su un numero ristretto di priorità sulle quali focalizzare gli sforzi; maggiore coordinamento, sotto la guida di una “regia rafforzata”; più attenzione ai risultati che ai processi. Il valore complessivo della riprogrammazione è quantificato, nel Piano di azione coesione di metà novembre, in circa 3,5 miliardi di euro, da indirizzare prioritariamente ai settori dell’istruzione, dei trasporti, viari e ferroviari, dell’occupazione e della banda larga e ultra larga.

Un punto qualificante dell’intesa raggiunta con Bruxelles è la riduzione dal 50 al 25% della quota di cofinanziamento nazionale. Ciò significa che, se venisse applicata ai programmi che incontrano maggiori difficoltà nella spesa – vale a dire i Por regionali e i due programmi interregionali “energie rinnovabili” e “attrattori culturali” – si libererebbero circa 8 miliardi che tornerebbero nella disponibilità delle amministrazioni centrali. Il vantaggio è duplice: da un lato, le Regioni, dovendo rendicontare un ammontare inferiore di risorse, vedrebbero ridursi la probabilità di perdita delle stesse; dall’altro, potranno essere realizzati interventi di rilevanza nazionale che non sottostanno alle procedure e ai tempi imposti dalle regole comunitarie.

Per contro, sussistono rischi di non poco conto, primo tra tutti il blocco delle risorse liberate a causa dei ben noti vincoli di cassa del nostro bilancio o il loro dirottamento a copertura di esigenze urgenti (o, peggio, di spese correnti) come, purtroppo, avvenuto nell’esperienza dei Fas. Altro rischio da non sottovalutare è che l’Italia, rinunciando a utilizzare parte delle risorse programmate, si veda assegnare una quota delle nuove risorse comunitarie 2014-20 inferiore a quella ricevuta nell’attuale periodo.

Va da se che la sottoscrizione di impegni formali sui programmi europei è importante, ma da sola non è sufficiente a innescare processi virtuosi di crescita, se non è sostenuta da uno straordinario impegno di tutte le amministrazioni, e degli stessi attori sociali, che assecondi e favorisca la piena attuazione della gran mole di disposizioni, spesso rimaste allo stadio di mere intenzioni. Guardando, appunto, ai risultati, bisognerà farlo rimuovendo tutti quei nodi – procedurali, amministrativi, decisionali – che ancora ne bloccano la piena attuazione.

Alcune delle decisioni prese nei mesi scorsi vengono incontro a esigenze da tempo avvertite dalle imprese. È però elevata la probabilità che tali decisioni si traducano in fatti concreti con esasperante lentezza o che restino addirittura sulla carta a causa delle complessità dei processi autorizzativi ed attuativi. Un esempio significativo è il rifinanziamento, con risorse europee, del credito d’imposta per gli investimenti, disposto dai provvedimenti dell’estate scorsa. Si tratta di una modalità di incentivazione che incontra il favore delle imprese per la semplicità e l’automaticità di funzionamento e che, come è stato dimostrato da numerosi studi, offre il vantaggio di determinare “effetti di sostituzione intertemporali” – cioè una pura e semplice anticipazione di investimenti che sarebbero stati comunque realizzati – assai minori rispetto ad altre forme di agevolazione, stimolando il processo di accumulazione.

Vanno al più presto identificati gli ostacoli che, soprattutto in sede comunitaria, hanno fino ad oggi impedito di rilanciare uno strumento che pure era stato autorizzato dall’Europa nel 2007. In attesa di questo chiarimento, perché non prendere in considerazione la possibilità di riservare a questa finalità una quota del cofinanziamento “liberato”? Nell’ambito di tale verifica potrà essere importante anche il contributo di idee che il mondo delle imprese potrà dare, sulla base dell’esperienza diretta, per migliorare efficacia e fruibilità dello strumento.

(*)Vice Presidente di Confindustria

per il Mezzogiorno;

(**)Direttore Mezzogiorno di Confindustria

di Cristiana Coppola (*)

Giuseppe Rosa (**)

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