Baldassarre: «Estendere al primo grado di giudizio? Incostituzionale»

Baldassarre-antonio Intervista a presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, sulla legge sull’incandidabilità per gravi reati di mafia e corruzione.

Cosa ne pensa Antonio Baldassarre, presidente emerito della Consulata, dell’eventualità che l’incandidabilità possa scattare già per quel cittadino che è stato condannato in primo grado per reati contro la Pubblica amministrazione con pena superiore ai due anni? «Che si tratterebbe di una norma incostituzionale».

Ma come presidente, vasti settori della politica e del giornalismo stanno portando avanti una campagna che violerebbe la nostra Carta?

C’è poco da discutere, nessuno può essere ritenuto colpevole di un reato nel nostro ordinamento se non si arriva a sentenza definitiva. Il terzo grado di giudizio è un percorso obbligato e previsto dalla Costituzione, a meno di mancate impugnazioni, ma la sentenza deve essere definitiva e su questo non ci sono dubbi.

E se il governo, sotto la spinta dei partiti, legiferasse diversamente?

L’incostituzionalità sarebbe praticamente certa. Quel che possono fare i partiti, qualora ne avvertano il bisogno, è regolarsi di conseguenza al proprio interno. Se vogliono, nessuno impedisce alle segreterie di evitare la candidatura di condannati in primo grado.

Una modifica della Costituzione potrebbe modificare lo scenario?

Credo che quello della sentenza definitiva, oltre a essere un principio costituzionale, rappresenti un principio di civiltà giuridica: penso che sarebbe illegittimo anche pensare a una modifica, perché parliamo di un principio fondamentale e di un diritto inviolabile.

Cosa c’è secondo lei dietro questa campagna autodenigratoria che hanno lanciato i partiti?

Devo dire che mi sembra una forma di populismo questa, fenomeno che in Italia in questa fase mi pare incontri un terreno molto fertile.

Il governo si trova a dover legiferare, per quanto delegato dal Parlamento, su questa delicata materia. Le sembra giusto?

L’esecutivo è pienamente legittimato a esercitare ilpotere che gli è stato conferito dalle Camere, tanto più visto che si tratta di un decreto legislativo.

Da una prospettiva politica come ne escono i partiti che hanno preso la decisione di non decidere?

Male, ma essendo questo un Parlamento che già al proprio interno annovera dei condannati in via definitiva tutto diventava più difficile.

Secondo lei dovrebbero esserci ulteriori paletti?

Penso che ci si debba concentrare sui reati di corruzione e sui reati contro la Pubblica amministrazione, poiché si tratta di fattispecie veramente incompatibile con il ruolo che deve sostenere un parlamentare, un reggitore dello Stato, il quale certamente non può aver agito contro la Pa.

 

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