Lodi, garanzie parlamentari, insindacabilità, conflitti di interesse ed altre storie

2. L’ouverture dei “pianisti” e la speranza di nuove regole

Dinanzi alla roboante invettiva di Antonio Di Pietro, dai banchi della Camera nella seduta del 10 giugno 2008, contro i parlamentari “pianisti” accusati di truffa, e contro lo stesso presidente di turno, colpevole di “concorso nel reato per omissione”, agli ex deputati Flavio Bonafini e Paolo Togini saranno certo fischiate le orecchie.

Si, perchè sono stati proprio loro che, votando per altri due deputati assenti nella seduta del 16 maggio 1995, hanno dato l’opportunità alla Corte Costituzionale di riaffermare il principio dell’autodichia delle Camere, una parola antica ma dagli effetti assai attuali.

Il principio di eguaglianza dinanzi alla legge, stabilisce la Corte Costituzionale nella sentenza 379 del 1996, “non si spinge fino al punto di postulare l’attitudine della legge penale a penetrare in ogni ambito della vita parlamentare”. Ad una visione “onnipervasiva del diritto penale”, prosegue la Corte, “si oppone il principio dell’autonomia delle Camere e la correlativa garanzia della non interferenza della giurisdizione nell’attività delle istituzioni rappresentative. Lo statuto di garanzia delle Assemblee parlamentari risulta infatti definito, e al tempo stesso delineato quanto alla sua operatività, da un unitario e sistematico insieme di disposizioni costituzionali (in specie artt. 64, 68 e 72 Cost., n.d.r.) … che riservano ai regolamenti parlamentari, votati a maggioranza assoluta da ciascuna Camera, l’organizzazione interna e, rispettivamente, la disciplina del procedimento legislativo per la parte non direttamente regolata dalla Costituzione” (…)

Per la Consulta è “l’autonomia delle funzioni delle Camere il bene protetto” e “questa sfera di libertà non si atteggia come un privilegio del ceto politico” ma come “tutela della autonomia delle istituzioni parlamentari orientata a sua volta alla protezione di un’area di libertà della rappresentanza politica”.

E così i “pianisti” Bonafini e Togini, assurti ben più di centinaia di loro colleghi agli onori della giurisprudenza costituzionale, furono sollevati dall’accusa di falso, mossa dalla Procura di Roma, che non può procedere per via penale nelle condotte parlamentari tipiche.

Intendiamoci, solo in quelle condotte proprie dell’esercizio delle funzioni parlamentari (ma valgono regole autonome anche nel diritto sportivo) perchè per i reati comuni, dopo l’abolizione dell’autorizzazione a procedere nel 1993, la magistratura è libera di indagare.

Non è reato, ma è chiaro che il comportamento di chi vota per due è grave e disdicevole. Occorrono mezzi più efficaci di quelli attuali per garantire i controlli e già impazzano le soluzioni: sedie che fischiano come per le cinture di sicurezza delle auto, impronte digitali, controlli video, sistema di voto che impegna entrambe le mani …

Ma il tema è più vasto e riguarda l’etica pubblica che è necessaria per la serietà e la credibilità della politica e delle istituzioni.

“Quando il potere si afferma come solutus a lege hominum si arriva facilmente a credersi solutus a lege Dei, cioè superiore alla morale” (Luigi Sturzo, Politica e morale, 1938).

Ma non c’è solo l’etica religiosa, c’è e deve esserci anche l’etica civile, democratica e costituzionale, che concorre nel formare l’etica pubblica. E’ un tema fondamentale della nostra società, come ricordato nel noto dialogo tra Ratzinger e Habermas, sull’equiordinazione tra fede e ragione.

Perciò occorre andare oltre il giro di vite sui “pianisti”, occorre un indirizzo comune (che oggi non c’è) sull’uso prudente delle garanzie parlamentari, la migliore disciplina dei conflitti di interesse, le revisione delle norme sul finanziamento dei partiti e della stampa, la disciplina legale degli statuti dei partiti politici. Occorrono, in sostanza, le “regole per la casta”, passando dall’antipolitica alla buona politica, dal “grillismo” all’etica pubblica. Senza demagogia né populismo, con serietà ed equilibrio. Ma di questo impegno si sono perse le tracce mentre invece dovrebbe essere parte essenziale di una comune agenda delle riforme.

Speriamo che l’occasione dei “pianisti” sia solo un’ouverture.

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