Lodi, garanzie parlamentari, insindacabilità, conflitti di interesse ed altre storie

3. Il grido di Grillo

Il giorno 8 settembre 2007, dalle ore 16 alle 22, si è celebrato in piazza Maggiore a Bologna, il “V-day”dove la V sta per un catartico “vaffa” indirizzato alla casta dei politici di professione ed alla totalità dei partiti. “Abbiamo messo su uno dei più grossi casini della storia quasi per scherzo” ha dichiarato il comico antipolitico Beppe Grillo il giorno seguente alla manifestazione, una pagina nuova, derisoria e parodistica, della tradizione italiana di opposizione al potere in carica.

Uno show che è dilagato su internet grazie al visitatissimo blog del comico genovese, è rimbalzato sul satellitare di Eco Tv, amplificando una manifestazione che richiama i girotondi ma in modo molto più cattivo, politicamente scorretto, arrabbiato, persino feroce.

Sconvolgenti i numeri: trentamila persone in piazza dice la questura, 200.000 asseriscono gli organizzatori; 300.000 le firme raccolte nella giornata del V-day per una legge popolare sul “parlamento pulito”; oltre 100.000 gli accessi che il blog del comico genovese registra ogni giorno; 225 le piazze italiane dove si sono mobilitati i grillini per la raccolta firme, 30 quelle straniere dove i manifestanti si sono ritrovati a Barcellona, Londra e Dublino davanti alle sedi del consolato italiano, ma anche in Belgio, Svizzera e Olanda. E poi oltreoceano a Chicago, San Francisco e New York negli Usa. Manifestazioni e raduni ispirati all’iniziativa di Grillo si sono svolti anche a Calgary in Canada, a Rio de Janeiro in Brasile e persino a Tokio, in Giappone, dove davanti all’ambasciata italiana sono stati distribuiti volantini sul V-day.

L’eco straordinario del “vaffa” di Grillo nasce dalla delusione degli elettori dopo il primo anno di governo del centrosinistra, e anche dalla scarsa credibilità del centrodestra nel riproporre ciò che non aveva realizzato nei cinque anni precedenti, fatti che hanno aperto un varco amplissimo alla protesta. Beppe Grillo è stato il detonatore per una miscela divenuta esplosiva: in cui si combinano le frustrazioni del precariato, l’impoverimento provocato dalla pressione dei nuovi consumi, insostenibili per basi di reddito ridotte, la collera per gli sprechi e i privilegi della “casta”, l’insoddisfazione per una forma di rappresentanza che non riesce a rispondere alle aspirazioni dei cittadini.

Tutto questo è stato dilatato oltremisura da due fenomeni, che Grillo ha sfruttato con abilità: l’imporsi di una specie di “democrazia internettiana”, simboleggiata esemplarmente dal blog del leader “antipolitico” Grillo. La rete, potente moltiplicatore e amplificatore che agisce come un moderno tam-tam , un passaparola telematico che annulla distanze di spazio e tempo. Non a caso nella classifica “Technorati” a marzo 2007 gli accessi al blog di Grillo erano così numerosi da portarlo al primo posto tra i più cliccati in Italia e al ventesimo posto nel mondo.

Dal primo all’ultimo minuto Grillo è sempre in scena, fustigatore dei partiti, castigatore degli inquisiti, aspro censore della carta stampata. Sono in tanti con lui quel giorno che si alternano sul palco: Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, cantanti di successo, ma anche volti meno noti, docenti universitari, politologi, economisti, giornalisti, giudici e soprattutto gente comune, professionisti e tanti giovani.

I temi all’ordine del giorno sono: mettere fuori dal parlamento gli inquisiti, limitare a due legislature il mandato dei parlamentari, reintrodurre elezioni con voto diretto al candidato e non al partito.

Il suo monologo pone sotto la ghigliottina della piazza il centrosinistra e il governo: da “valium Prodi” a “Amato, questo nano”, da Mastella “un equivoco” a Veltroni “non sa di cosa parla”, unica eccezione, Antonio Di Pietro, “una persona per bene”. Seguito subito dopo da un elenco di parlamentari inquisiti con il rispettivo reato. E via così tra un insulto alla memoria di Marco Biagi, un corrosivo reportage della Guzzanti sui disastri dell’informazione italiana sui tg “collage surreale di slogan per cretini”, una crocifissione da parte di Travaglio dell’assessore Cioni riguardo alla questione dei lavavetri e un attacco al banchiere Geronzi.

Infine la conclusione di Grillo “oggi siamo in trecento piazze, siamo milioni, la BBC ha fatto un servizio su questa manifestazione, questo non è un punto di arrivo è solo un inizio.”

Le reazioni sono state di diverso tipo.

“Non sono un valium. Sono sveglio come un grillo…” ironizza il premier Romano Prodi dalla trasmissione Porta a Porta, in risposta alle invettive lanciategli da Grillo nel “V-day”. “Non si può dirigere un paese come se fosse uno spettacolo” prosegue il professore, adesso deve fare delle proposte concrete per cambiare la politica non delle semplici critiche. “Dalla critica Grillo deve arrivare alla proposta deve dirci cosa vuole nelle città e come vuole farlo….. Deve fare le scelte, deve misurarsi con le esigenze concrete dei cittadini e dirci cosa propone. Questa è la politica”.

Rincara il neosegretario del PD Walter Veltroni “nel mandare a quel paese tutti si finisce per andare in televisione e sui giornali, però non si fa un paese, non lo si cambia e non lo si trasforma”.

“Lasciamo perdere per un momento le battute, le battutacce, i luoghi comuni e i vaffa di Beppe Grillo.” dichiara il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, in un’intervista a La Repubblica, “resta un fatto: la denuncia del pericolo che nella democrazia esiste una tendenza oligarchico-partitocratica è sempre molto salutare. È una posizione che ha diversi padri nobili nel Novecento. Esiste effettivamente il pericolo reale di una deriva, di una degenerazione della forma partito, in chiave sempre più autoreferenziale. D’altra parte di partitocrazia si parlava già con la prima Repubblica. Siamo, come spesso capita, alla solita scoperta dell’acqua calda”.

Conclude Cacciari che è reale il rischio di una deriva qualunquista laddove si fa politica facendo da cassa di risonanza a certe derive populiste grazie alla raccolta di firme, ai comici in piazza, al turpiloquio gratuito, agli slogan urlati, agli schiamazzi.

Secondo il neosegretario regionale lombardo del Partito Democratico, Maurizio Martina, “l’antidoto migliore a Beppe Grillo, ai suoi vaffa e ai suoi attacchi a destra e sinistra non può che essere Walter Veltroni. Il politico che più di tutti può far compiere al Partito democratico il salto di qualità, l’unico che può tradurre l’antipolitica in politica.”

Il giovane segretario del PD lombardo sostiene che “fare politica è un mestiere onorevole. Il mondo non è fatto solo di chi pensa, come Grillo, che vada tutto distrutto, ma anche di gente che crede nell’impegno politico. Il PD ne è la dimostrazione”.

“Il Vaffa-Day non va condannato. Una vecchia regola della politica è che i vuoti si riempiono. Certo, non sempre i materiali che riempiono il vuoto sono eccellenti, ma non possiamo prendercela con chi li riempie.” dichiara Fausto Bertinotti, allora terza carica dello Stato.

Il Vicepremier Massimo D’Alema dal palco della Festa dell’Unità mette in luce che nel grillismo “vedo una carica di violenza inutile: se si distruggono i partiti, non vince Grillo, ma chi ha i soldi e gli strumenti di comunicazione”, ad allarmarlo infatti non è tanto la crisi della politica, che egli denunciò già in tempi non sospetti, ma è che “la manifestazione di Grillo è la spia e non certo l’indicazione di una risposta”. E, ribaltando la lettura del presidente della Camera, afferma che “il Vaffa-day pone un problema, non riempie vuoti perchè non dà risposte. Solo ricostruendo dei partiti nuovi e con le riforme si può colmare la distanza con i cittadini e contenere la marea montante di antipolitica. Per questo la riforma elettorale va fatta e la Cdl, rinunciando al dialogo, fa una ripicca inspiegabile, che danneggia il Paese e non la sinistra”.

Anche Piero Fassino prende atto che in Italia cresce “un’onda antipolitica”, che “i partiti sono impopolari, i cittadini manifestano insoddisfazione verso chi governa e anche verso chi si oppone. Su questo dobbiamo riflettere. Comunque, ci siamo mossi in questa direzione con le proposte sulla riduzione dei costi della politica inserite in Finanziaria e con la decisione di far nascere il Partito Democratico con le primarie, chiamando direttamente i cittadini italiani a scegliere con il voto chi lo dovrà guidare e come dovrà essere”. “Vogliamo cioè – ha concluso – cacciare la cattiva politica con la buona politica”.

L’Unione, seppur con diverse sfumature, cerca di decifrare il senso del V-Day, invita alla riflessione e propone soluzioni. La Cdl, invece, forte dei risultati del sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera, secondo cui due italiani su tre sono delusi dal governo, è unita nell’attacco a Prodi accusato di essere il principale responsabile del malessere crescente tra i cittadini, di cui la partecipazione alla manifestazione di Grillo sarebbe un plateale sintomo.

All’attacco del comico vanno compatti esponenti di FI e AN che solidarizzano con il direttore del Tg2 Mauro Mazza, già oggetto di feroci polemiche per un suo editoriale in cui metteva in guardia dal rischio di derive terroristiche dopo i tanti insulti ad personam del V-day. Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, ricorda che “la politica non è quella cosa spregevole di cui oggi si parla tanto, nasce ai tempi della Grecia per soddisfare le richieste dei cittadini. Senza la politica si corre il pericolo di involuzioni verso dittature.”

Osserva Roberto Calderoli sul successo del V-day che “gli italiani hanno un risentimento nei confronti della politica e del Palazzo che è stato esasperato dal governo Prodi. Neppure la Cdl al governo è stata esente da errori, ma è certo che queste proteste sono partite da quello che sta facendo questo governo”.

Tra queste due posizioni si distingue il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, durissimo con ambedue le coalizioni: “Solo una classe politica senza ideali e priva di serie motivazioni può scodinzolare dietro Beppe Grillo. Ciò che è avvilente non è solo e tanto lo show del comico, quanto soprattutto le pavide reazioni di chi dovrebbe avere più dignità”.

A conti fatti, al di là di limiti, eccessi e contraddizioni è bene che ci sia un grillo parlante a ricordare che la politica è importante per lo sviluppo di una società civile basata sul principio democratico ma che, all’opposto, le degenerazioni oligarchiche dei partiti non sono assolutamente necessarie alla democrazia.

Stiamo attraversando una fase di cambiamento delle democrazie rappresentative. La sfiducia che ha fatto vendere milioni di copie agli autori della “Casta”, la protesta del V-day, le derive populiste, non sanciscono il rifiuto della democrazia. Segnalano, invece, un insieme di pratiche attraverso le quali la società esercita forme di denuncia, controllo, pressione. I partiti debbono tenerne conto, aprirsi, rappresentare in modo sobrio ed efficace gli interessi generali del Paese e devono ridurre in modo ragionevole i costi della politica e della spesa pubblica per il funzionamento delle istituzioni.

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