Mozione condivisa sulla politica europea dell’Italiapagina 2

Camera dei Deputati – XVI Legislatura

Discussa nella seduta n. 576 di mercoledì 25 gennaio 2012

La Camera,

premesso che:

l’ideale dei padri fondatori dell’Europa puntava ad una profonda ed integrata identità europea per il rilancio dei valori e delle tradizioni comuni dopo le devastazioni della guerra, prospettiva che continua ad essere ben viva come dimostra il recente referendum per l’adesione della Croazia all’Unione europea;

tale prospettiva non può esaurirsi in un’esclusiva visione economica e finanziaria ma deve svilupparsi nel senso di una reale partecipazione e identificazione politica e culturale a partire dalle comuni radici culturali che affratellano i popoli;

la crisi finanziaria e la crisi dei debiti sovrani, che stanno determinando una pesante crisi produttiva e occupazionale della zona euro, rappresentano una sfida gravissima alla costruzione europea e alla stabilità e prosperità del nostro Paese. Per dare alla crisi una risposta adeguata è necessario fare un passo avanti tutti insieme verso una comune politica economica. Il trattato che viene attualmente negoziato fra 26 Paesi dell’Unione europea vuole essere un passo nella direzione di una politica economica comune, che è il complemento necessario della moneta unica ed è la codificazione delle intese del 2011;

il trattato in discussione presenta però due limiti evidenti. Da una parte, esso unisce solo 26 dei 27 Paesi membri dell’Unione europea, ed è sbilanciato verso un metodo intergovernativo piuttosto che comunitario. Dall’altra, è molto concentrato sul tema della stabilità e poco sul tema della crescita che deve restare al centro dell’iniziativa politica dell’Unione europea in un momento così difficile per l’economia europea, che rischia una drammatica recessione con gravissime conseguenze per il futuro del continente;

lo scostamento dal metodo comunitario, dovuto a una situazione di emergenza eccezionale e derogatoria rispetto al funzionamento ordinario dell’Unione europea, va pertanto strettamente limitato e superato. Non appena la situazione generale lo consentirà, occorrerà tornare alla piena ed unitaria applicazione del metodo comunitario. Bisogna mantenere aperto il dialogo con la Gran Bretagna per recuperare le distanze che si sono create;

il tema della crescita andrà affrontato con grande decisione subito dopo la conclusione del negoziato sul presente trattato nell’ambito delle istituzioni comunitarie a 27 Paesi, secondo le linee indicate dalla Commissione europea: completamento del mercato interno e politiche specifiche per lo sviluppo e l’occupazione;

le perduranti tensioni sui mercati finanziari rischiano di travolgere l’euro e di vanificare gli sforzi di risanamento dell’Italia, innescando sui mercati una crisi di fiducia nel nostro Paese. Per l’Italia il rafforzamento ed il completamento del progetto europeo, il mantenimento dell’euro e il rispetto del metodo comunitario rappresentano interessi nazionali strategici imprescindibili e, in questo contesto, l’Italia si è assunta, a più riprese nel corso del 2011, la responsabilità di manovre economiche impegnative che porteranno al pareggio di bilancio nel 2013 e già oggi determinano una consistente riduzione del fabbisogno dello Stato e un significativo avanzo primario;

ad esse si aggiungono, all’inizio del 2012, provvedimenti che condurranno a regime ad importanti misure di liberalizzazione al fine di rendere più competitivi ed efficienti i nostri mercati, migliorando le prospettive di crescita e quindi la sostenibilità del debito italiano;

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